Cronaca
Giordano: 'La legalità è la linfa della società civile'
FORLI’, 23 MAGGIO 2012 - Lunedì 21 maggio presso il liceo scientifico Fulceri Paulucci di Calboli di Forlì si è tenuta una conferenza presieduta dall’ex ispettore della DIA di Palermo Giuseppe Giordano, per educare i giovani alla legalità, in occasione del ventennale dalla strage di Capaci. Questa conferenza ha avuto un forte impatto emotivo, sia per l’argomento trattato sia per la grande sensibilità dimostrata di Giordano nei confronti di giovani che vedono la mafia come qualcosa di totalmente estraneo al loro mondo.
Giordano non aveva intenzione di entrare in polizia ma, in seguito all’assassinio di un amico con un’autobomba nel 1963, decide di entrarvi. Preso da rabbia e indignazione dopo la morte di cinque colleghi della squadra mobile, decide di lasciare la polizia. Entrerà poi a far parte della DIA, dopo gli incoraggiamenti di Di Gennaro e del giudice Falcone. Fino agli anni Ottanta, era vietato l’utilizzo della parola mafia, nome troppo impegnativo per il potere politico di allora; si preferiva usare delinquenza organizzata. Soltanto dopo le rivelazioni del pentito Tommaso Buscetta, gli inquirenti hanno avuto la certezza di quale fosse effettivamente la struttura di Cosa Nostra. Aveva una struttura regionale, chiamata Cupola o, in gergo criminale, Commissione Provinciale Regionale. Il territorio siciliano era diviso in Famiglie con i rispettivi Capifamiglia. Al di sopra delle famiglie, c’era il Mandamento che raggruppava diversi nuclei familiari.[MORE]
Oggi, la mafia si è evoluta rispetto gli anni passati; prima aveva un’etica, pur sempre condannabile, che doveva essere rispettata, tra cui il divieto di uccidere donne e bambini. La mafia esiste, vuole sempre più potere, vuole salire sempre più nella scala sociale. Ha sempre avuto un reddito nel traffico degli stupefacenti. Ha sempre chiesto il pizzo e chiunque era obbligato a pagare; solo chi era amico degli amici poteva non farlo. Ora più che mai ha interessi nella politica, economia, impresa e appalti pubblici. Falcone affermava: «La mafia è un fenomeno umano e, come tutti i fenomeni umani, ha un principio, una sua evoluzione e avrà anche una fine». Giordano non è mai stato d’accordo; la mafia continuerà a vivere finché continuerà a essere legata all’economia e alla politica. Il centro è sempre Palermo, tuttavia oggi ha molte diramazioni al nord, prima sottovalutate. Le intimidazioni sono il mezzo che permette ai mafiosi di essere potenti. Gli omicidi avvengono in silenzio e con varie procedure; prima fra tutte, la lupara bianca, ovvero la scomparsa delle vittime senza lasciare traccia del cadavere; anche sciogliere la vittima in acido è una procedura molto diffusa, così come bruciare il cadavere della vittima. Una morte atroce che consiste in una sorta di impiccagione lenta è l’incaprettamento, consiste nel legare polsi e caviglie dietro la schiena, facendo passare anche la corda intorno al collo della vittima che, in questo modo, si strangola da sé, non appena tenta di divincolarsi.
La mafia in Italia assume quattro nomi diversi, Cosa Nostra e ‘Ndrangheta con strutture gerarchiche simili, Camorra e Sacra Corona Unita che sono principalmente mafie del territorio senza avere una struttura gerarchica compatta come le precedenti. «La mafia, in questo momento, sta zitta ed è più pericolosa di quando spara, perché vuol dire che si sta organizzando, sta ricostruendo le famiglie, la Cupola», così Giordano conclude l’incontro, esortando i giovani a rispettare e far rispettare le leggi, perché la legalità è la linfa della società civile. L’ ex ispettore della Dia di Palermo ha raccontato cos’è la paura, ma anche cos’è il coraggio attraverso la sua testimonianza. Paolo Borsellino affermava: «E’ normale che esista la paura in ogni uomo, l’importante è che sia accompagnata dal coraggio. Non bisogna lasciarsi sopraffare dalla paura, altrimenti diventa ostacolo che impedisce di andare avanti», ed è davvero così.
(immagine da www.liceocalboli.org)
Giulia Farneti