Giocando con Orlando, Assolo. Un superbo Stefano Accorsi mattatore al teatro Politeama di Catanzaro
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Catanzaro, 19 Gennaio - Ieri sera, al Teatro Politeama di Catanzaro è andata in scena "Giocando con Orlando. Assolo". Opera, ispirata all' Orlando Furioso di Ludovico Ariosto, in cui l'autore e regista Marco Baliani alterna, alle ottave originali, altre scritte di suo pugno, allo scopo di donare al pubblico una versione ancora attuale e ironica. Unico interprete Stefano Accorsi, artefice di una superba prestazione. Con una grande musicalità ritmica, una potente presenza scenica e una capacità interpretativa straordinaria, è riuscito a rendere gradevole l'ascolto delle ottave ariostesche, trasformando le parole in immagini reali, facendone apprezzare in pieno il significato anche ai meno esperti. Versatile, eclettico, ha interpretato i ruoli di tutti i protagonisti consegnando all'attento pubblico l'indole e il temperamento di ognuno di essi. Complici le nuove ottave di Baliani, che sono riuscite perfettamente ad alleggerire e a delucidare, ha districato tutti i fili di ogni singola storia. Con le sue interpretazioni ha descritto chiaramente la cornice, la guerra tra cristiani e saraceni, ma ha , soprattutto, dipinto al suo interno il vero protagonista di questa storia, l'Amore. Amore in tutte le sue sfumature, felice, passionale, tormentato, spinoso e, in particolare, furioso.
Eccolo, allora, tra duelli e scene d'amore, trasformarsi dall' Ariosto che narra al fortissimo guerriero Sacripante. Poi nel semplice fante saraceno Medoro, l'unico che riuscirà a far innamorare Angelica. Fenomenale la trasformazione del suo volto in quello della fata cattiva Alcina. Eccezionale l'interpretazione in contemporanea della bella e valorosa paladina Bradamante e del giovane guerriero pagano Ruggiero mentre, in un passionale abbraccio, si scambiano effusioni d'amore. Straordinario è, però, il suo Orlando, un forte e coraggioso guerriero che si trova impreparato di fronte all'amore. Si innamora di Angelica, la bellissima figlia del re del Catai, contesa anche dal paladino Rinaldo e da Sacripante. Lei rifiuta la loro corte e scappa nel bosco. Orlando decade a tal punto da inseguirla, fino a quando scopre le prove di un suo rapporto amoroso con Medoro. E' proprio in questo momento che Accorsi dà il massimo, restituendo al pubblico tutta la follia del prode cavaliere, grazie anche ad un eccellente gioco di luci. E poi ancora nel focoso e impulsivo Astolfo che, a cavallo dell'ippogrifo, sale fino alla luna per recuperare e restituire il senno ad Orlando. Soltanto Angelica non gli riesce di immortalare, sempre in fuga, sempre un passo avanti, girata di spalle.
Su un palco buio, arredato con alcune pedane di diversa altezza, grande importanza ha avuto il gioco di luci. Da segnalare sullo sfondo quattro grandi cavalli colorati, imponenti sculture create dal maestro Mimmo Paladino.
Il lungo applauso del Teatro Politeama, gremito da un pubblico palesemente compiaciuto, ha premiato un'opera che ha saputo narrare una grande storia rendendola, dopo cinquecento anni, ancora attuale. In fondo cosa siamo noi oggi se non uomini sempre in corsa, in un bosco, che agognano ciò che non possono possedere.
Un altro grande spettacolo, intenso, profondo, nel prestigioso cartellone voluto dal sovrintendente Gianvito Casadonte.
Saverio Fontana