Cronaca
Giancarlo Siani, 26 anni dal suo assassinio
NAPOLI, 23 SETTEMBRE 2011- “Caro direttore, ricordare Giancarlo Siani è per me ricordare un uomo che è stato ammazzato perché aveva talento. Perché capiva e analizzava meglio di altri. Perché faceva bene ciò che aveva deciso di fare. È il solo modo per commemorare il suo sacrificio e ricordare la sua vita. È l’occasione per comprendere il suo modo di concepire il giornalismo e su quanto chi è venuto dopo, debba essergli grato. Il primo premio della mia vita portava il nome di Giancarlo Siani”. [MORE]
In questo modo, Roberto Saviano, ricorda il giornalista precario del “Il Mattino”, ammazzato dalla Camorra a Napoli il 23 settembre 1985. La propria vita fu il prezzo che Siani pagò per avere perseguito la verità al di là di tutto e di tutti.
“Giancarlo era disposto a fare qualsiasi sacrificio pur di fare questo mestiere, ma non avrebbe mai pensato di andare incontro alla morte”. Così lo descrive il giornalista Goffredo Buccini, che continua dicendo,“ Giancarlo era un ragazzo multiforme, scafato, adulto, capace di stare fra gli adulti, ma aveva delle leggerezze, delle ingenuità che lo rendevano adorabile. Era contro il sistema ma era un non violento, faceva il giornalismo acquisendo le notizie dalla strada, fra le persone. Voleva fare questo mestiere ma non aveva raccomandazioni: raddoppiava, quindi, il suo impegno”.
La sua passione per il giornalismo e per la verità lo avevano spinto a scoprire troppo. Non ebbe paura di raccontare l’intreccio tra criminalità organizzata e politica del territorio napoletano, ed in paricolare di Torre Annunziata, che in quegli anni stava diventando sempre più un presidio strategico sullo scacchiere della criminalità. Nei primi anni Ottanta, si era scatenata una guerra tra i clan camorristici per il dominio del territorio: da una parte la Nuova Camorra Organizzata, alla cui guida c’è Raffaele Cutolo e la Nuova Famiglia, un cartello di clan guidato dalla famiglia Nuvoletta. Per eliminare Cutolo, i Nuvoletta scelgono come alleato Valentino Gionta un boss emergente e temibile di Torre Annunziata, Valentino Gionta. Dal 1979 al 1984 i morti sono 769.
Il fiuto di Siani lo porta sulla pista giusta e lo dimostra il 9 giugno del 1985, quando i carabinieri arrestano Valentino Gionta che si nascondeva nella tenuta dei suoi alleati Nuvoletta. Così intitola il suo articolo Siani: Gli equilibri del dopo-Gionta: “Potrebbe cambiare la geografia della Camorra l’arresto del super-latitante Valentino Gionta. Già da tempo negli ambienti della mala organizzata e negli stessi ambienti di Valentino Gionta di Torre Annunziata si temeva che il boss venisse scaricato, ucciso o arrestato”.
Con questo articolo Siani dimostra di sapere troppo. “Dopo la strage del 26 agosto dell’anno scorso Gionta è un personaggio scomodo anche per i suoi stessi alleati. La sua cattura potrebbe essere il prezzo pagato dagli stessi Nuvoletta per mettere fine alla guerra con l’altro clan della Nuova Famiglia: i Bardellino. Un accordo fra Bardellino e Nuvoletta avrebbe avuto come prezzo da pagare proprio l’eliminazione del boss di Torre Annunziata e una nuova distribuzione dei grossi interessi economici dell’area vesuviana”. Con queste parole, sostendo che Angelo e Lorenzo Nuvoletta in pratica si erano venduti a Gionta, Siani aveva firmato la sua condanna a morte.
Scrive Roberto Saviano, “Giancarlo è andato avanti, a prescindere dalle conseguenze e non si è arreso. E come lui non si sono arrese le persone che gli erano vicine. Oggi ricordarlo non significa solo fare memoria ma avere dentro di sé speranza e motivo che il coraggio e la forza del suo talento possano ancora illuminare e trasformare il nostro Sud che mai come in questo momento sembra attraversare una lunghissima e buia notte. Il ricordo di Giancarlo Siani è il ricordo della parte migliore del nostro Sud e non perché è caduto ma perché ha creduto nel fare, nell'agire.”
Nel corso della commemorazione svoltasi stamattina alle 11 presso le Rampe Giancarlo Siani, nel quartiere dell’Arenella, il sindaco di Napoli De Magistis ha annuciato la volontà, congiuntamente con il presidente della Municipalità Vomero-Arenella Mario Coppeto, di intitolargli una piazza.
“Probabilmente lo slargo della tangenziale di via Caldieri, dove posizioneremo anche un ricordo della vita di Siani”, ha specificato De Magistris, che ha dichiarato anche, “Fatti di questo tipo hanno contribuito a formare le coscienze di tanti di noi, lui come i giudici Falcone e Borsellino, persone che hanno avuto il coraggio di denunciare gli intrecci tra la malavita e la politica. Ci sono lavori che sono come missioni, Siani non si è fermato davanti a valutazioni di opportunità ma in lui sono prevalse le ragioni della dignità”.
Rosy Merola