Politica
Gentiloni sulla minaccia terrorismo: "Nessun Paese è al sicuro, ma non ci arrenderemo"
RIMINI, 21 AGOSTO - “È decisivo che da tutti venga il sostegno alle forze dell’ordine, all’intelligence, ai militari impegnati per garantire la sicurezza. Fare sentire il Paese unito attorno alle forze che lavorano per la sicurezza è altrettanto importante rispetto al ripetere che i terroristi non ci costringeranno a rinunciare alla nostra libertà. La difendiamo, lo facciamo ringraziando ogni giorno chi ci consente di vivere liberi”. Così il premier Paolo Gentiloni, intervenuto ieri a Rimini, al meeting di Comunione e Liberazione. [MORE]
A Rimini Gentiloni parla giocoforza di terrorismo, della tragedia di Barcellona, di come la minaccia venga vissuta a livello di governo. Il dibattito stimolato dai dirigenti di Comunione e Liberazione tocca questi temi, come coniugare apertura e accoglienza con il recupero e la difesa dei nostri valori. E in questo senso il discorso del capo del governo è soprattutto un invito: "A non aver paura e a non chiudersi dietro muri o protezionismi che non hanno senso”.
Il presidente del Consiglio parte dalla considerazione che "Daesh è stato sconfitto, almeno nella sua pretesa di avere un territorio, ma continua la minaccia, e anche se non credo alla loro propaganda, è chiaro che nessun Paese può sentirsi al riparo". "Ma continueremo a vivere liberi - aggiunge Gentiloni - come siamo abituati, nella difesa del nostro stile di vita”.
Nelle parole del premier la questione terrorismo si intreccia con la crisi dei migranti. E a tal proposito, Gentiloni sottolinea: “Esiste un vento di chiusura in giro per il mondo, esistono inedite paure del futuro, compresa quella dei migranti. Ma ciò che garantisce sicurezza è il contrario della chiusura: se ci chiudiamo al futuro, alla globalizzazione, a migrazioni di cui parlava già Seneca, garantiamo l’opposto, e cioè la nostra insicurezza”.
Sicurezza e gestione dei migranti che devono partire direttamente dal continente nero: "Si è parlato molto dello sguardo di Magellano, di guardare il mondo dal punto di arrivo: la sfida è dunque quella di investire in Africa e nel Mediterraneo, rendendo gestibili le migrazioni". E infine una postilla di orgoglio: "Non accettiamo da nessuno lezioni umanitarie, chi semina odio e facili illusioni non farà un buon raccolto in un contesto di lunga durata".
Claudio Canzone
Fonte foto: repubblica.it