Politica
Gentiloni: "Legge su ius soli è un impegno del Governo". Mancano però i voti al Senato
ROMA, 15 SETTEMBRE - “La legge sullo ius soli è un impegno. Trovare i voti al Senato è un lavoro da fare”. Paolo Gentiloni ribadisce, sfidando le tensioni emerse nella sua maggioranza, che la legge sulla cittadinanza ai bambini stranieri era e resta nella sua agenda: nessuna resa, un tentativo sarà fatto. [MORE]
Al momento, però, i voti al Senato non ci sono: secondo gli ultimi calcoli del Pd, solo sei o sette dei ventiquattro senatori centristi garantirebbero il sì alla fiducia. "I ministri di Ap non daranno mai l'assenso a porla” - avverte Maurizio Lupi, che guida il fronte del no. Mentre, all'opposto, il Dem Matteo Orfini chiede a Graziano Delrio e agli altri ministri pro-legge di "lavorare per accelerare”.
Le parole di Delrio, che ha definito un "atto di paura grave" lo stop alla legge, hanno lasciato scorie di tensione tra i Dem. Il ministro, che volerà nelle prossime ore con Gentiloni a Corfù per il bilaterale Italia-Grecia, al momento tace. Chi lo ha sentito, però, racconta del suo rammarico per come la sua frase, che intendeva essere un appello ai senatori, sia stata accolta. "Cerchiamo di evitare almeno noi di strumentalizzare la vicenda", dichiara Matteo Orfini. Che aggiunge: "Ai ministri che chiedono lodevolmente di accelerare, suggerisco di lavorare più rapidamente per sciogliere il nodo fiducia. Perché è proprio a loro che compete questa decisione”.
A predicare calma è invece Matteo Renzi, che schiera il partito con il governo (sì alla fiducia, se ci saranno i voti) e invita i suoi a fare squadra, senza lacerazioni. Ma il tema è delicato (il Pd, secondo alcuni sondaggi, perderebbe voti in caso di approvazione della legge) e i tempi sono stretti. Intanto Renzi dichiara: “Li aiutiamo a casa loro, accogliamo finché possiamo e salviamo tutti in mare, anche a costo di perdere voti”. Gentiloni, dal canto suo, invita a non sovrapporre il tema della cittadinanza a quello degli sbarchi.
Ci sono due finestre possibili per il voto sullo ius soli: tra il 27 settembre e la metà di ottobre, cioè dopo il Def e prima della legge di bilancio; oppure dopo, tra fine novembre e la metà di dicembre. Ma il problema - come osservano a Palazzo Madama - è che la maggioranza del gruppo di Ap è sulla linea del no scandita da Lupi. La legge, gravata da 50.000 emendamenti, senza la fiducia non può passare e neanche la "fiducia di scopo" dei sette senatori di Sinistra italiana basterebbe a compensare il no dei centristi. La destra, inoltre, non intende fare favori con assenze tattiche e annuncia barricate.
Claudio Canzone
Fonte foto: governo.it