Politica

Gennaro Riccio, consigliere comune di Catanzaro, interviene su riduzione delle province in Calabria

CATANZARO, 24 OTTOBRE 2012 - Segue comunicato stampa diffuso da "Cz con Sergio Abramo".

Il dibattito aperto sul taglio delle province, anche in Calabria ha alimentato una serie di reazioni a catena. L’ultimo atto di questa discussione è sfociato ieri, nella sala “Ferrara” della Provincia di Catanzaro, in una strenua difesa dei territori provinciali della Calabria.[MORE]

E pure, proprio i Catanzaresi dovrebbero fare tutto men che difendere gli indifendibili. Partiamo dall’origine di tutto. Nel 1992 una discutibile scelta politica di portò alla tripartizione della Provincia di Catanzaro. La nascita dei nuovi enti territoriali di Crotone e Vibo aveva, forse, più che risvolti sociali, “esigenze politiche”. Frantumare l’area centrale della Calabria, aveva ed ha avuto come unico scopo: indebolire Catanzaro Capoluogo. La storia di Catanzaro è fatta di continue spoliazioni e umiliazioni alimentate, forse, dal carattere troppo signorile dei Catanzaresi. Già negli anni settanta i Catanzaresi subirono lo sdoppiamento del ruolo di Capoluogo, a causa di moti rivoluzionari senza alcun fondamento storico e politico. E dopo vent’anni si videro smembrare quello che rimaneva della Calabria Ultra. Perché più di tripartizione si sarebbe dovuto parlare di quadripartizione della provincia Catanzarese. Infatti agli inizi del 1800 la grande area centro meridionale della Calabria venne divisa con la nascita della Calabria Ulteriore I^ e II^. Divisione che aveva lo scopo di dare autonomia alla città di Reggio che fino ad allora, era nella storica provincia di Catanzaro.

Già durante i secoli la città dello stretto tentò in tutti i modi di accaparrarsi il titolo di Capoluogo. Alla fine del 1500 arrivò persino a pagare 20.000 ducati per farsi concedere questa prerogativa con l’acquisizione della Regia Udienza. Ma nonostante tutto, Catanzaro rimase la città Capoluogo. Mentre Cosenza, mantenne intatto il suo territorio. Ed oggi la provincia Cosentina è la più grande d’Italia. L’area del Catanzarese, però, trainata anche dalla città Capoluogo divenne pian piano la “locomotiva” della Calabria. Vibo e Crotone, divennero, infatti, le aree più industrializzate della Regione. Mentre la nascente Lamezia, anche grazie all’intuizione dei Catanzaresi (in primis Fausto Bisantis) divenne l’Hub viario della Calabria con la realizzazione dell’aeroporto (che oggi, per chissà quale lesa maestà, non può definirsi di Catanzaro) che originariamente doveva realizzarsi in contrada Mosca nel territorio comunale di Catanzaro, la stazione ferroviaria principale e il tracciato autostradale. Se i Catanzaresi avessero fatto come i Cosentini, l’autostrada, invece che passare sulla costa tirrenica sarebbe passata all’interno del territorio provinciale, proprio a due passi dal Capoluogo. Ma mentre Catanzaro pensava da vera città guida a far crescere il territorio circostante, qualcuno pensava ad indebolirla. “Divide et impera” dicevano i latini.

Grazie ad alcuni giochi politici che coinvolse quasi tutte le aree della Calabria, Catanzaro venne impoverita. Ma nonostante ciò, il carattere troppo signorile dei Catanzaresi “agevolò” il depauperamento dell’area centrale della Calabria. La Provincia di Catanzaro aveva perso valore contrattuale rispetto alle consorelle di Cosenza e Reggio Calabria, mentre Crotone e Vibo, sin dall’origine, sono state delle “cenerentole”. E oggi a distanza di qualche decennio, tirando le somme, ci si accorge che le giovani province non hanno avuto alcun giovamento, anzi sono diventate più povere di com’erano. Non servivano insomma allo sviluppo dei territori, servivano solo a creare qualche poltrona in più e a sminuire il ruolo di Catanzaro. E nel particolare periodo storico in cui viviamo, nel quale si chiudono ospedali e tribunali, non potevano essere da meno questi rami morti. Ma mentre Catanzaro continua a pensare da città Capoluogo. Difendendo il tribunale di Lamezia dalla chiusura e dall’accorpamento con quello Catanzarese. E allo stesso medo difendendo l’eventuale e giustificata soppressione degli enti provinciali di Vibo e Crotone. Da Lamezia, Crotone e Vibo spesso, si alzano attacchi verso Catanzaro.

Non mi risulta che nessun giornalista lametino, dico nessuno, abbia espresso parole di elogio verso la difesa che i Catanzaresi hanno mosso verso il tribunale di Lamezia. E pure nella serata di festa per il salvataggio del tribunale della città della piana, più di uno ha rimarcato questo merito di Catanzaro e dei Catanzaresi. E che dire dei politici di Crotone e Vibo, noi oggi difendiamo i loro territori, ma loro sin dall’inizio del paventato accorpamento hanno rifilato stilettate contro Catanzaro. Il presidente della Provincia di Vibo, De Nisi parla di affinità quasi genetiche del territorio vibonese con quello Reggino. Quello di Crotone, Zurlo parla di affinità con il territorio di Cosenza. Forse per camuffare i loro fallimenti e quello dei loro predecessori nell’amministrare i territori di appartenenza. A proposito del territorio pitagorico, vergognoso il titolo de “Il Crotonese” che nell’edizione di ieri in prima pagina sentenziava “Non moriremo Catanzaresi” (ripreso anche durante la rassegna stampa da Rai 3 Cosenza). Mentre nel Capoluogo il Presidente della Provincia di Catanzaro, Wanda Ferro e gli altri politici Catanzaresi difendevano ancora le “consorelle”. Forse il vero problema di Catanzaro è proprio questo: la signorilità!