GD Lamezia sul futuro dei dipendenti Carrefour
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LAMEZIA TERME (CZ), 21 MAR - In una città assopita, addormentata quasi rassegnata, molti partiti si preoccupano delle problematiche più bizzarre e inconcludenti, dalla potatura degli alberi alla caccia al cinghiale. Essere governati dai commissari è diventata una prassi.
Ad un anno dallo scoppio della pandemia l’ASP non è riuscita ad organizzare un efficace prelievo dei tamponi e tanto meno un piano vaccinale, gli effetti economici e sociali della pandemia si stanno facendo sentire, basta chiedere alle varie associazioni presenti sul territorio di quanto sono aumentate le richieste di aiuto e negli ultimi giorni anche il risveglio della criminalità organizzata con attacchi intimidatori a chi si occupa del sociale.
Il grido di allarme lanciato dalla CGIL sul futuro dei dipendenti Carrefour non può cadere nel vuoto dunque come giovani democratici ci sentiamo il dovere di sostenere questi lavoratori e le loro famiglie, spesso monoreddito, con bollette, mutui da pagare e spese ordinarie che qualsiasi famiglia affronta mentre le entrate da circa tre mesi secondo gli organi di stampa non esistono. Una sciagurata situazione che vede alle strette circa duecento persone, senza nessun ammortizzatore sociale, senza nessuna risposta concreta. Condividiamo totalmente l’iniziativa da parte della CGIL insieme ad altri sindacati.
Oltre ad apprezzare l’iniziativa daremo sostegno presenziando e protestando a fianco dei lavoratori il 26 marzo al sit-in, sperando che la nostra sensibilità l’abbiano tutte le forze politiche. Partiamo da questa lotta per risvegliare questa città che ha bisogno di legalità, fiducia e buona politica.
Si tratta degli stessi lavoratori del commercio, che negli anni passati sono stati il settore motore della nostra economia e che da anni è in fase di declino. Lavoratori che si adoperano 365 giorni all’anno spesso con orari di lavoro disumani. Ed è proprio in questa pandemia si sono resi protagonisti dando piena disponibilità e impegno per riempire gli scaffali e conseguentemente le dispense delle nostre cucine, tuttora in prima linea al pari dei lavoratori del settore sanitario, tanto che non riusciamo a comprendere come mai non abbiano una corsia preferenziale nella vaccinazione.
Una vera e propria ingiustizia sociale, della quale non ci capacitiamo, non hanno camici bianchi e non sono docenti universitari ma possiamo assicurare che quando tornano a casa vivono la stessa paura e lo stesso timore di tutti gli altri, per loro stessi e per le loro famiglie.