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Gb, la conservatrice Theresa May guiderà il Paese fuori dall'Ue
LONDRA - A distanza di sole tre settimane dal referendum del 23 giugno che ha sancito l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, gli inglesi hanno un nuovo primo ministro. [MORE]
Già nella serata del 13 luglio Theresa May, cinquantanove anni, varcherà il portone del numero dieci di Downing Street. Sarà la prima donna a farlo dopo il 1990: ventisei anni fa infatti, la tanto contestata Margaret Thatcher bollata dai media come Dama d’Acciaio se ne andava con due mesi di anticipo rispetto alla data prevista il 9 settembre. Longevo ex ministro dell'Interno di David Cameron che lascia alla neo leader dei Tory la guida del Paese, Theresa May sarà investita delle sue funzioni una volta che la Regina Elisabetta II le affiderà formalmente l’incarico.
Descritta dai più come una donna “bloody difficult”, la May pare rassomigliare alla cancelliera tedesca Angela Merkel più che alla Lady di Ferro: assertiva e testarda, la conservatrice si affaccerebbe però con apertura alla discussione dei più disparati temi politici. Andrea Leadsom, ministra per l'Energia euroscettica, si è ritirata all’improvviso in seguito allo scivolone di qualche giorno fa, quando ha detto di essere più adatta a governare rispetto alla May in quanto madre di tre figli.
Gaffe da inscrivere nella conventional wisdom per cui una donna dovrebbe occuparsi in primis della famiglia, e un doppio ruolo, privato e pubblico, potrebbe rivelarsi ingestibile. Forse l’intento della Leadsom era quello di far passare l’immagine di ‘madre della nazione’, premurosa e dura quando serve, ma le sue dichiarazioni hanno sollevato un polverone e la stessa Leadsom ha ammesso di non essere riuscita a gestirle psicologicamente.
“Sono onorata e lusingata”, ha dichiarato l'ex ministro dell'Interno durante un breve discorso davanti a Westminster, ringraziando la Leadsom “per la dignità dimostrata” e sottolineando come ci sia “necessità di una forte e comprovata leadership” per negoziare l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea. “Brexit significa Brexit e faremo in modo di farne un successo”, ha precisato la May a cui ora spetterà l’arduo compito di riunificare il partito e di assurgere da collante per un Paese spaccato dal voto sulla Brexit.
Nei prossimi giorni Cameron andrà dalla regina a presentare le sue dimissioni, poi lascerà il posto alla May, che sarà il settantaseiesimo primo ministro del Regno Unito. Chi l’ha votata, il 60 per cento - 199 su 330 -, crede in lei in quanto “donna giusta” come la definisce persino il giornale di sinistra The Guardian.
La May sa il fatto suo: ha gestito con successo i Riots che infiammarono le periferie di Londra nell’estate del 2011 e le emergenze terrorismo, vuole mettere un tetto agli stipendi dei dirigenti e far entrare lavoratori e consumatori nei consigli di amministrazione delle società quotate. Sul versante opposto, il coordinatore elettorale del Labour Party Jon Trickett ha spiegato che il Paese ha bisogno di un “primo ministro democraticamente eletto”, ipotesi che la May aveva già scartato nei giorni scorsi.
Luna Isabella
(foto da blogs.oglobo.globo.com)