Cronaca
Gasdotto Tap, quasi in 500 davanti ai cantieri per protestare
LECCE, 3 APRILE - Dalle 4 di questa mattina sono già circa in 500 i manifestanti davanti ai cancelli del cantiere Tap: un appuntamento, che ha preso il nome di “l'Alba di San Balisio”, per continuare a protestare contro l'approdo del gasdotto nella località San Basilio di Melendugno, nel Salento.[MORE]
Gli attivisti attendono, nonostante la pioggia incessante, l'arrivo delle forze dell'ordine e dei tir che dovrebbero portare via gli ultimi ulivi espiantati e messi a riparo in una masseria poco distante per poi essere reimpiantati nella stessa area. Finora sono stati espiantati 183 dei 211 ulivi previsti. Si prevede per oggi un'altra giornata di sospensione dei lavori, anche a causa della pioggia battente.
L'appello dei sindaci Intanto continua la raccolta di firme avviata dal sindaco di Melendugno, Marco Potì: il documento è un appello con cui si chiede al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, di sospendere immediatamente i lavori del gasdotto. Finora hanno aderito all'appello 80 sindaci del Salento che ieri ai piedi della statua di Sant’Oronzo a Lecce hanno urlato: "La venissero a fare la Tap!”.
L’incontro dei sindaci, tutti con fascia tricolore sul petto, si è tenuto in occasione della grande assemblea pubblica del comitato No Tap, alla quale si sono presentate circa duemila persone. Una grande giornata di proteste, quindi, quella di ieri apertasi con l’incontro sul lungomare di San Foca organizzato dal Movimento 5 Stelle con la presenza del Deputato Alessandro Di Battista. In migliaia ieri hanno detto “NO”, opponendosi alla costruzione dell'opera.
La guerra amministrativa L’espianto degli ulivi è iniziato dopo che il Consiglio di Stato ha giudicato legittimo l'iter autorizzativo del gasdotto Tap, di proprietà della multinazionale Trans Adriatic Pipeline, che passerà per San Foca, in Salento, respingendo i ricorsi Regione Puglia e Comune di Melendugno. La guerra amministrativa della Regione Puglia e del Comune di Melendugno continua ormai da 5 anni, per evitare la costruzione della grande infrastruttura, che porterà Italia il gas dell'Azerbaijan all’Italia: partirà dal mar Caspio e attraversando per 870 chilometri la Turchia, la Grecia, l'Albania e il mare Adriatico, permettendo l’accesso alle forniture dal 2020.
Maria Azzarello
credit video: Leccenews