Estero
Fukushima, morto un altro lavoratore
FUKUSHIMA, 7 OTTOBRE 2011 - È il terzo lavoratore in ordine di tempo a morire in seguito all'incidente accaduto nell'impianto nucleare di Fukushima dopo il terremoto/tsunami dello scorso 11 marzo. Si tratta di un uomo di 50 anni, che da 46 giorni lavorava, per tre ore al giorno, all'interno dell'impianto, dove era addetto all'installazione di una cisterna che sarà utilizzata per il processamento dell'acqua contaminata proveniente dalle unità danneggiate del reattore.[MORE]
La notizia della morte dell'uomo è stata data dalla Tepco, la società elettrica che si occupa della gestione dell'impianto, la quale ha voluto precisare, tramite il suo portavoce – Chie Hosoda – che la morte dell'uomo non è dovuta all'esposizione alle radiazioni. Secondo quanto riportato dalla Tepco e da alcuni quotidiani esteri, l'uomo si è sentito male mercoledì 5 ottobre durante la consueta riunione mattutina. Portato immediatamente in ospedale, è deceduto nella giornata di ieri.
Prima di lui, nei mesi successivi all'incidente, erano morti altri due lavoratori dell'impianto. Il primo lo scorso maggio in seguito ad un attacco di cuore, il secondo in agosto, per una forma acuta di leucemia. Anche per questi due casi, la Tepco aveva smentito che le morti fossero da collegare con l'esposizione alle radiazioni. L'uomo deceduto ieri, del quale non è stata rivelata l'identità - sempre stando a quanto ha riferito la Tepco - durante il suo lavoro è stato esposto ad una dose pari a 2.02 millisievert (mSv). Negli scorsi mesi, tuttavia, la Tepco è stata molto criticata per la scarsa attenzione riservata alle condizioni dei lavoratori, molti dei quali sono stati esposti a pericolosi livelli di radiazioni. A marzo, sei lavoratori sono stati esposti a radiazioni pari a 250 mSv.
Nel frattempo, la situazione per la popolazione non sembra rassicurante. Tra luglio e agosto l'associazione non governativa Japan Chernobyl Foundation – che si occupa delle vittime del disastro nucleare di Chernobyl – insieme all'ospedale della Shinshu University ha compiuto delle analisi sui 130 bambini evacuati dalla prefettura di Fukushima in seguito all'incidente. I risultati di queste analisi, resi noti pochi giorni fa, rivelano che in dieci bambini sono state riscontrate anomalie ormonali e disfunzioni alla tiroide. Tre di loro vivevano nel raggio di 20 chilometri dalla zona contaminata, mentre gli altri in zone più lontane. Non è ancora chiaro se le disfunzioni siano o meno relazionabili all'incidente e lo stesso presidente della Japan Chernobyl Foundation, Minoru Kamata, invita a tenere i bambini sotto osservazione e a svolgere ulteriori analisi.
Precauzioni che risultano ancora più necessarie se si considerano anche i risultati di un'altra analisi, resa nota anch'essa negli scorsi giorni dall'associazione indipendente Fukuro-no-Kai, che ha rivelato la presenza di alti livelli di cesio, dovute con ampia probabilità, alle fuoriuscite di radiazioni dall'impianto in seguito all'incidente. Nonostante le operazioni di decontaminazione svolte in questi mesi, infatti, la zona risulta ancora contaminata e non si è ancora arrivati a riportare il livello di radioattività al pari di quello presente prima dell'incidente.
Serena Casu