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"Frozen - Il regno di ghiaccio" della Disney: 5 ragioni per farsi sciogliere il cuore

Nelle scorse settimane, mentre i cinepanettoni provavano a farsi a fettine l'un l'altro, il fantastico via-vai dei titoli italiani si rivelava non così fantastico ai botteghini, dove tra alterni risultati - più incassi per il film di Neri Parenti che per quello di Fausto Brizzi - i Colpi di fortuna prendevano sganassoni dal film animato della Disney e Indovina chi viene a Natale? finiva fuori dal podio del box office che ospitava invece Lo Hobbit - La desolazione di Smaug. C'è chi già canta il de profundis del panettone italiano stantio, ma è forse una scoperta degli ultimi giorni che film con budget generosi e - soprattutto! - fantasie più ardite che trascinare gli spettatori in sala per uno stanco rituale festivo conquistino ben altrimenti gli occhi ed il cuore, piuttosto che bearsi d'un paio di risatine a denti stretti, le stesse che vengon fuori con uno spumantino d'infima marca? [MORE]

Veniamo a noi. Agli altri, anzi. Alla Disney. Perchè spesso il cinema italiano si barcamena tra complessi d'inferiorità e scatti d'orgoglio, tra "chi si accontenta (delle commediole) gode" e "ci siamo anche noi". Di recente s'è visto un buon prodotto d'animazione made in Italy, L'arte della felicità di Alessandro Rak, osannato a Venezia. Appunto: l'osanna che sa d'inferiorità. Perchè gli sforzi dei creativi sono sempre lodevoli, certo: fintantoché, però, si mantenga l'onestà intellettuale per riconoscere che i prodotti di qualità sono lontani anni luce. Hollywood è Hollywood: e allora? Ben vengano i classiconi fatti bene, piuttosto che la classica imboscata italiana al botteghino. Il trionfo di Frozen - Il regno di ghiaccio di Chris Buck e Jennifer Lee non deve passare sotto silenzio rispetto al fatto che, storditi o meno dall'alcolica risata locale, gli spettatori italiani siano comunque in grado di farsi piacere un film quando è davvero realizzato con maestria. E chissenefrega se sono masters, anzichè maestri: guardiamo ed impariamo. 

CINQUE RAGIONI PER FARSI SCIOGLIERE IL CUORE DA FROZEN - IL REGNO DI GHIACCIO

1) UNA TRAMA CHE NON TREMA. Mentre le battute riciclate sanno di cabaret, le piccole, grandi storie che miscelano amore, amicizia, avventura ed intrighi se ben gestite non solo sono più vicine all'empatia che al buonismo, ma sono un esempio di come gli sforzi di fantasia vengano apprezzati, a dispetto dei dejà-vù, delle sensazioni di già visto. Ispirato ad una fiaba di Andersen, Frozen - Il regno di ghiaccio è la storia, ambientata nell'antica Scandinavia, di due sorelle, la principessa Elsa e la piccola Anna. La prima cela un dono a doppio taglio: sa manipolare la neve ed il ghiaccio... fino ad un certo punto. Quando si accorge che, crescendo, la simpatica magia rischia di sfuggirle di mano, s'isola dal proprio popolo e, soprattutto, dall'amata sorellina, per non far del male a chi ama. Finchè non arriva il giorno dell'incoronazione: qualcosa va storto, ed Elsa è bollata come l'arpia che venne dal freddo. Anna proverà a restituire al popolo una regina, ed a se stessa una sorella, tra squinternati amici (una renna, un pupazzo di neve) e la ricerca dell'amore vero. Non c'è bisogno di particolari elucubrazioni per concludere che i grandi sentimenti battono sempre quelli piccoli, così come i filmoni battono i filmetti. Certo, non è una gara di slittino, ed ogni film può adattarsi ad umori e spettatori: intanto, però, la Disney l'ha fatto col 53esimo classico, mentre Christian De Sica dice di voler abbandonare il cinepanettone. Chi ha più futuro?

2) UNA CAREZZA IN UN PUGNO (DI SCENE). Qualche anno fa (2009) si è vista nel film animato Up di Pete Docter e Bob Peterson una delle migliori sequenze cinematografiche degli anni duemila: la storia di una coppia, dall'infanzia alla vecchiaia, compressa in pochi minuti. Il fim vinse due Oscar ed aprì il Festival di Cannes. In Frozen - Il regno di ghiaccio la storia delle due sorelle, con l'allontanamento per amore e lo spigliato ma a tratti malinconico corteggiamento familiare di Anna verso Elsa, si condensa all'interno della stessa scena\canzone, scandendosi in strofe. Il salto temporale di pochi anni in pochi secondi diventa un salto al cuore. Questa insuperabile capacità di raccontare tanto con poco sa distendere orizzonti così vasti in un pugno di scene perchè ampio è il respiro. La Disney sa non solo cosa essere, ma come esserlo: sa che da grande non deve far altro che rimanere a misura del "piccolo", una misura che poi sa rivelarsi insospettabilmente trasversale, alla portata di tutti.

3) NEL FUOCO DELLA CREAZIONE. Ciò che distingue certa animazione di qualità da altra più dozzinale, consiste nello sfruttare le risorse tecniche per farne creazioni, esplorazioni di lande dell'immaginazione. Animare finisce per significare dare anima. Indicativa la scena in cui Elsa si abbandona al piacere ed alla libertà di utilizzare il proprio potere come una vera designer, creando rampe, architetture, sculture, dopo tanti anni passati a celare, domare, controllare. Le scenografie disegnate di Frozen - Il regno di ghiaccio non si cristallizzano nel puro spettacolo, ma rendono tangibile, attraverso le immagini, il potere creativo della fantasia.

4) MA CHE MUSICA, MAESTREFrozen - Il regno di ghiaccio sceglie conscientemente di sbilanciarsi sul musical. Lo fa, però, bilanciatamente, senza scivolare: gli inserti cantati sono dosati non solo nella frequenza, ma anche nei toni. La danza dei Trolls trascina in maniera irresistibile, il primo canto di Elsa sulla Grande Montagna ha il sapore di un'epica sfida alla solitudine. Ma sono soprattutto i canti in contrappunto delle due sorelle (Serena Autieri doppia Elsa, Serena Rossi dà voce ad Anna) a risultare tanto incantevoli sul piano squisitamente melodico, quanto emblematici di due flussi di coscienza che s'intersecano, di due traiettorie sentimentali che s'avvicinano e si allontanano, come le linee portanti di una fuga musicale. I loro duetti, dunque, ricamano note sul pentagramma di due emotività che s'inseguono, di due timbri di carattere diversi eppure accordati dalla stessa propensione alla sensibilità fraterna, al sacrificio d'amore.

5) SIMPATIA ED EMPATIA. Durante il periodo festivo, molti spettatori si saranno interrogati su quali film andare a vedere. Il catalogo comprendeva più d'una commedia nostrana, ma i più hanno premiato Frozen - Il regno di ghiaccio. Chi l'ha detto, però, che un film d'animazione non possa essere una commedia? Sia pure nella varietà dei toni, l'umorismo resta da sempre uno degli ingredienti più saporosi della Disney. Si produce, tuttavia, un meccanismo opposto rispetto a quelle delle commediole italiane: non ci sono solo uomini ridotti a stereotipi per strappare una risata, ma anche stereotipi che ri-diventano umani; soprattutto, mentre le sagome della Filmauro si appiattiscono, quelle disneyane acquistano spessore, senza nulla perdere della propria verve. Basti pensare al pupazzo Olaf (doppiato da Enrico Brignano), che non si squaglia nella sequela delle gag, ma finisce persino per impartire una ricetta d'amore tanto semplice quanto universale. Immaginandosi, peraltro, a prendere il sole con i pupazzi di sabbia su una spiaggia, supera i limiti fisici del caldo\freddo, mostrando la capacità da parte di certa stoica immaginazione di forzare i confini del pensiero e rendere possibile qualsiasi cosa. Similmente, i Trolls (il Granpapà è doppiato da Massimo Lopez) fuoriescono dal folklore per riscaldare con un senso solidaristico di famiglia allargata. Si ride, dunque: ma non è solo robetta da ridere: oltre alla simpatia, c'è l'empatia. 

USCITA CINEMA: 19/12/2013
GENERE: Animazione, Commedia, Avventura
REGIA: Chris Buck, Jennifer Lee
SCENEGGIATURA: Jennifer Lee
DOPPIAGGIO ITALIANO: Serena Rossi, Serena Autieri, Enrico Brignano, Kristen Bell, Idina Menzel, Ciarán Hinds, Massimo Lopez
MUSICHE: Christophe Beck
PRODUZIONE: Troika Pictures
DISTRIBUZIONE: Walt Disney Pictures
PAESE: USA 2013
DURATA: 108 Min
FORMATO: Colore 2D e 3D

Antonio Maiorino
Critico cinematografico e d'arte - on Twitter