Politica
Frattura invita ad un lavoro unito con forte spirito di appartenenza
CAMPOBASSO, 12 AGOSTO 2013 - "Bollette, affitti, mutui, stipendi insufficienti, stipendi a rischio. Imprese che chiudono, negozi vuoti. Portafogli a secco. Prospettive di risalita lontane, addirittura impossibili. Nel tragico quadro di ogni famiglia molisana, come di ogni famiglia italiana, potremmo tornare a leggere quella parodia, dal sapore feroce, che ha segnato la fine della Prima Repubblica: piove, governo ladro. Oggi la chiamiamo antipolitica: è il sentimento che pervade tutti i cittadini che non sanno come andare avanti. È il sentimento che cresce, si diffonde e mette sul patibolo tutti gli attori del Palazzo. Dal piano più basso al piano più alto.
Le frontiere dell'antipolitica si estendono e toccano l'usciere, il segretario, l'impiegato, chiunque, non importa il reddito percepito, abbia a che fare con la macchina della pubblica amministrazione. Nella convinzione che quella sia la realtà dei privilegi.
Cavalcare l'onda - lo vediamo tutti i giorni - è facile, comodo, ma ingiusto. Una parte della politica lo fa, cavalca l'onda e guadagna consensi, un'altra la subisce, quest'onda. In mezzo, la disperazione delle persone comuni, sempre più ostili al mondo degli eletti.
Cosa facciamo, come ne usciamo? Come convinciamo i nostri cittadini a distinguere tra il bene e il male? La delegittimazione continua e costante delle Istituzioni a cosa ci porta?
Non sono retorica, questi interrogativi. Queste domande sono fatti cui dobbiamo dare una risposta con lo stesso impegno e con la stessa determinazione con cui proviamo a salvare un'azienda o a risanare i conti pubblici.
Chi ci vuole meno male, ammette che momento peggiore dell'attuale per salire alla guida della nostra Regione, indebolita, indebitata, contestata da più di una voce a livello centrale, non poteva esserci. Ringraziamo per tanta comprensione, ma non la sfruttiamo, certo, come alibi.
Siamo convinti che oggi più che mai l'unità e la solidarietà, e, perché no, lo spirito di appartenenza, debbano essere paradigmi fissi per tutti noi. Lo scorso martedì c'è stata una manifestazione animata e accesa davanti ai cancelli del nostro Consiglio regionale di cittadini indignati per gli emolumenti della "casta". Non penso che quei cittadini, quelle donne e quegli uomini, quelle persone mature e quei giovani che ci hanno urlato contro insulti, che pure abbiamo accettato e condiviso, perché conosciamo le loro difficoltà quotidiane, sarebbero rimasti indifferenti alla mail che è arrivata nella nostra segreteria il giorno dopo.
Un galantuomo anonimo ci ha scritto: «Ci potete spiegare come sia possibile che un consigliere regionale di una Regione, inutile, senza storia, senza nulla per cui valga la pena anche solo di fare pipì sul vostro suolo, arrivi a guadagnare più di 10 mila euro al mese? Cioè - ha scritto il Nostro senza rivelarci la sua identità -, voi siete il Molise, metà degli italiani non sa neanche che esistete, credo non siate inseriti neanche nei programmi di geografia».
Il buon senso ci suggerisce di ignorare gli imbecilli. In parte lo facciamo, in parte no. Perché all'imbecille di turno c'è la nostra Costituzione che risponde, quell'alto sistema di regole che parla di pari dignità e uguaglianza ovunque nel nostro Paese.
La mail di insulti e ingiurie potrebbe già essere archiviata così. Ma ancora di più l'archiviamo, la cancelliamo, la superiamo se tutti insieme dimostriamo che noi meritiamo di essere Regione.
E lo meritiamo perché lavoriamo, ognuno con i propri strumenti, le proprie capacità, la propria coscienza, per raddrizzare una sanità affossata da un disavanzo che talvolta appare anche a noi senza ritorno, per le imprese che hanno fatto la storia della nostra economia e che oggi non riescono a garantire non solo il futuro ma neppure il presente a troppi uomini e troppe donne che con sacrificio costante hanno reso importanti quelle realtà produttive.
Lavoriamo per rimetterci in linea con dignità e decoro anche agli occhi di chi crede che il Molise sia un puntino sbagliato sulla cartina geografica.
I frutti in questo quadro disperato non si raccolgono subito, lo sappiamo. Il cammino davanti a noi, come abbiamo sempre detto, è lungo e davvero tutto in salita. Mancano i soldi alla nostra Regione, come manca anche una certa solidarietà nei nostri confronti. Di fronte a tutto questo che facciamo? Gettiamo la spugna, ci facciamo cancellare? Sarebbe un errore imperdonabile.
Non abbiamo chiesto e ottenuto il voto dei molisani per arrenderci. Ai molisani abbiamo chiesto fiducia e collaborazione per superare, tutti insieme, lo ripetiamo, questa fase durissima. Ecco perché l'antipolitica non può che nuocere a tutti, anche a chi ci butta addosso monetine e insulti. E non ascolta la verità. La verità di una classe politica che, seppure ben tutelata, non sta rubando lo stipendio. Non ruba lo stipendio chi lavora e noi lavoriamo, sappiamo di non mentire con quest'affermazione.
Ed è una fatica difficile da far comprendere a occhi esterni amministrare con risorse inesistenti. Eppure lo facciamo, con la convinzione profonda che ce la faremo.
Roma ci tende la mano perché non è vero, come pure si dice, che non siamo credibili. Lo siamo perché governiamo con azioni concrete e serietà. Questo, ad esempio, ci ha consentito di ottenere mutui per liquidare i creditori della nostra sanità e delle nostre imprese. Anche così si rianimano prospettive di ripresa e crescita. Anche così si riaccende il sorriso della speranza.
Ci siamo candidati sostenendo di fare del Molise il modello, la regione della sperimentazione delle buone pratiche. Resta la nostra missione.
L'altro giorno, il ministro Delrio in un'intervista all'Ansa, parlando di un federalismo buono che deve essere recuperato, ha anticipato la sua proposta di chiedere a tre regioni di offrirsi come territori pilota dove sperimentare lo snellimento burocratico, l'alleggerimento delle istituzioni, l'abolizione di enti e agenzie inutili, la razionalizzazione della spesa, il taglio vero dello spreco. Noi siamo pronti: siamo pronti a dire a Delrio: il Molise ci sta a questa scommessa, passando dalle parole ai fatti. È pronto da subito. Siamo pronti da subito, ora. Del resto, nel nostro piccolo, e forse troppo in silenzio, lo stiamo già facendo. "
(Fonte Regione Molise) [MORE]
Elisa Signoretti