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Francia, il punto sulle Legislative dell'11 giugno

PARIGI, 11 MAGGIO - La partita delle presidenziali francesi vinta da Emmanuel Macron non esaurisce gli appuntamenti elettorali dei nostri cugini, chiamati tra un mese esatto a tornare al voto per le legislative, che porterà dunque all’elezione del Parlamento e alla nomina del nuovo Governo (lunedì Macron sceglierà il premier, ndr). Dal bilancio derivante dalla vittoria del leader di EnMarche! i leader politici sono già ripartiti per rilanciare le precedenti batoste o confermare gli ottimi risultati.[MORE]

Se le presidenziali riguardano sostanzialmente il peso rivestito da un leader ai fini dell’espressione dell’elettorato francese, le legislative rimetteranno invece le carte in tavola a causa della formazione delle maggioranze in questione. E tutti tornano a rielaborare progetti o a riflettere su importanti decisioni, come quella che toccherà allo stesso Macron nella scelta del premier.

Forte del clamoroso successo, Macron continua a spingere sulla rivendicazione della novità apportata da EnMarche, con conseguente bocciatura e ripudio dei partiti tradizionali usciti dalla competizione presidenziale con le ossa rotte, specie con riferimento ai socialisti. Ma Pierre Moscovici, commissario europeo, prova a tenere accesa la fiamma a sinistra: «Non so se il Partito Socialista sia vivo o morto, ma in ogni caso deve resuscitare».

Già, ma attraverso quali mezzi ciò sarebbe possibile? Le Legislative offrono già la possibilità di riscatto, ma il debolissimo risultato di Benoit Hamon lascia poche speranze e troppe defezioni interne. Come quella dell’ex premier Valls, per il quale sono partite le procedure di espulsione a seguito dell’ammiccamento di quest’ultimo nei confronti di Macron. Molto interessante sarà anche capire dunque la situazione politica dell’ex premier sotto la presidenza Hollande, configurata in un limbo che lo porterà ad abbandonare il partito socialista ma allo stesso tempo ad essere ‘rinnegato’ dal nuovo movimento europeista di Macron.

Anche Benoit Hamon ha voglia di cambiare aria: la cocente sconfitta subita per mano del consenso della sinistra di Melenchon e dello stesso ciclone Macron, vittorioso a seguito della decisione di abbandonare il partito, porta lo stesso Hamon ad annunciare la fondazione di un nuovo movimento «per rigenerare la sinistra». La sua iniziativa prenderà tuttavia corpo solo dopo le stesse Legislative, a cominciare quindi dal mese di luglio. Ma Hamon giura che non si tratterà di rottura totale ma di rigenerare una sinistra «propositiva, che superi le tradizionali etichette politiche».

Detto della candidatura “ripudiata” di Emmanuel Macron, confermata dallo stesso Jean Paul Develoye, che è incaricato da Macron per la stesura delle liste elettorali, qualcosa (e non solo) si muove rispetto alla sinistra di Melenchon. Giunto quarto alle presidenziali con un buon 19%, il leader de LaFrance insoumise ha auspicato una rottura di Hamon con il partito socialista, per rifondare una sinistra che riparta da entrambi e anche dal nuovo futuro soggetto politico dello stesso Hamon.

In tutta questa girandola tattica, fatta di strategie ed alleanze non solo presenti ma future, vi si ritrova il piatto forte dell’attuale momento politico francese: la scelta del candidato premier. Macron aveva più volte glissato sull’argomento durante la campagna elettorale, non esponendosi in maniera particolare ma ammettendo di aver preso in considerazione due profili, «uno maschile e uno femminile». Sul tavolo dunque anche la possibile nomina di una donna.

Ma chi sono le tre papabili candidate alla leadership governativa? In primis vi sarebbe Segolene Royal, protagonista del ballottaggio del 2007 con Nicolas Sarkozy, seguita da Christine Lagarde, nota per essere a capo del Fondo Monetario Internazionale, per concludere con la fedelissima di Macron, l’eurodeputata Sylvie Goulard, da sempre vicina al leader di EnMarche sin dagli albori del nuovo movimento.

Tra i candidati premier la lista si farebbe invece più estesa, con la presenza di ben nove profili. E si va da Francois Beyrou, al segretario di EnMarche Richard Ferrand, sino al radicale di sinistra Borloo e all’economista Pascal Lemy, assieme ad altre personalità di spicco della politica francese. Qualunque sia la scelta, è chiaro come essa dovrà basarsi su un profilo di massima compostezza, in grado di tenere in mano i rapporti con il Parlamento. Compostezza e credibilità istituzionale, anche se dalle parti di Macron le parole ricorrenti restano quelle di ricambio e rinnovamento.

 

foto da: infooggi.it

Cosimo Cataleta