Francesco Sicari: Settembre 1972 “Esami di Biochimica”
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Partimmo l'8 settembre con l'accellerato Roccella-Reggio Calabria che fermava in tutti i paesi della costa dei gelsomini e dei bergamotti.
Io e il mio copagno di liceo e di università Peppe L.
avevamo studiato durante l'estate una materia molto difficile con un
professore severo.
Giunti a Messina ci cercammo un albergo a poco prezzo per almeno tre giorni in quanto l'esame si effettuava in due fasi cioè scritto ed orale.
Nella zona del porto trovammo la locanda "Torino" e ci accordammo sul prezzo
raccomandandoci con la tenutaria
dell'albergo di non essere disturbati perchè dovevamo studiare, perchè il posto
era frequentato da donne equivoche.
L'indomani fecimo lo scritto, 5 domande in un'ora e nell'attesa del giorno dopo,
per sapere i risultati, ci avviammo verso la locanda dopo esserci comprato un
grosso panino con pomodoro e tonno.
La Signora dell'albergo, trasgredendo alle nostre raccomandazioni, ci mandò una ragazza per pulirci la stanza.
Era semisvestita e non trascurava certo movimenti equivoci e provocanti tanto
che Peppe mi guardò cercando nei miei occhi un consenso per un eventuale accordo in termini monetari.
Non si fece niente e studiammo tutte le domande dello scritto perchè l'orale
si basava su tali domande anche se la biochimica è tutta legata e se non si sà non c'è domanda che tenga.
Fummo ammessi all'orale in pochi compresi io e Peppe.
Fumammo, nell'attesa dell'esame,tonnellate di sigarette.
Superammo entrambi il difficile esami e scendevamo, leggeri, la via Tommaso
Cannizzaro, contenti.
Raccogliemmo le nostre cose, salutammo la tenutaria,che si mostrò contenta di averci portato fortuna. Peppe mi disse quanto soldi avessi in tasca!
Insieme raggiungevamo appena 5000 lire delle quali 2000 per il viaggio e mille per 2 panini. Le rimanenti 2000 lire non bastavano.....
Il traghetto alle 21,00 si staccò dall'invasatura e lento incominciò l'attraversata dello stretto di Messina.
Alle 22,10 c'era l'ultimo treno che risaliva i paesi della Ionica.
A mezzanotte e mezza,il treno giunse a Bianco, dove fui l'unico a scendere,e
mentre il capostazione Misitano alzava la paletta con il verde, ci salutammo con Peppe che, essendo di Portigliola, scendeva a Locri, 20 km più a nord.
A piedi,con la piccola valigia,percorsi la statale 106
e dopo 200 metri giunsi a casa.
Mi aprì la porta mia madre,che soffriva di insonnia e dormiva pochissimo.
In cucina, sul tavolo, mia madre mi aveva lasciato una grande insalata di
pomodori che nuotavano nell'olio di oliva e mezzo pane di grano della Franca ed attaccai aiutato anche da mezzo capicollo.
Frattanto era arrivato mio fratello Saverio, col motorino,
che tornava dopo l'imboscamento con qualche ragazza di turno.
Come sempre salì in terrazzo ed il mare, illuminato da una grande luna, mandava bagliori argentati.
Franco Sicari
PS:
Il mio amico e compagno Peppe Longo è morto qualche anno fa
anche se per me non è morto mai!