Politica

Francesco Aiello: Mi candido ad assessore regionale "Ora o mai più"

Riceviamo e pubblichiamo
30 GIUGNO 2015 - I riflettori sulla Calabria Ora o mai più. Se rottura deve essere, che rottura sia
Che cosa
Sono stanco di vedere cadere pezzi importanti di questa terra senza poter fare alcunché. È necessario dare una svolta, rompere i catenacci, guardare oltre. Per questo mi rendo pienamente disponibile a far parte di una squadra di governo regionale che trascuri gli interessi di breve periodo della politica, privilegiando gli interessi di una regione che ha fame di sviluppo. Questi luoghi necessitano di un forte colpo di reni da parte dell’apparato politico-istituzionale. Per evitarne l’inesorabile declino cui, altrimenti, sono destinati. [MORE]

Come? E’ un gesto irrituale
L’auto-candidatura a una carica istituzionale importante è un gesto irrituale, politicamente non corretto. Irriguardoso dei tempi e delle dinamiche democratiche della politica. Ho deciso, però, di rompere questo rito, tentando di frantumare i tempi liturgici della politica calabrese. Lenti, compromissori, farraginosi, quando, al contrario, il mondo reale chiede soluzioni a cogenti problemi quotidiani.

Se da un lato l'attuale quadro politico calabrese necessita di uno shock tanto violento quanto violento è il distacco della politica dalla vita della regione, dall’altro lato i cronici fabbisogni di questa regione impongono innovazioni radicali anche nei tempi e nei meccanismi di funzionamento delle relazioni politico-istituzionali. Pertanto, sebbene in prima battuta possa apparire politicamente scorretta, l’auto-candidatura pone una questione di merito, ribaltando i processi decisionali. Essa diventa corretta nella misura in cui mobilita energie nuove e compatibili con la necessità di far funzionare anelli importanti della macchina regionale.

Le responsabilità della politica
Sulla sostanza delle cose è doveroso porre l’accento sul fatto che la stagione politica calabrese degli ultimi 15-20 anni è un differenziato e ampio insieme di fallimenti di politiche locali. La radice di questo fallimento è che molte azioni sono state realizzate in assenza di una visione d'insieme del modello di sviluppo da proporre e attuare. Molti degli interventi finora realizzati hanno riguardato obiettivi puntiformi a tutela di interessi di nicchia, mentre carente è stata la condivisione di strategie integrate. Ciò ha determinato un’improvvisata polverizzazione degli interventi e, spesso, una duplicazione degli stessi quando, al contrario, ogni singola azione poteva aggredire (in modo organico e ben programmato) un pezzo specificodel variegato puzzle del sottosviluppo regionale e contribuire a far fare qualche passo in avanti ad un territorio, ad un insieme di esperienze produttive. Questa frantumazione della spesa pubblica si è verificatapur in presenza di formali piani di sviluppo regionale, quali, per esempio, quelli finanziati con le risorse comunitarie. Piani formalmente ineccepibili. Come dire, l’eccellenza nella programmazione, la punta di diamante nella produzione di carta, ma plastici fallimenti nelle fasi di attuazione. La sintesi, drammatica e cruenta, di questo ragionamento individua come maggiore responsabilità della politica regionale il fatto di non essersi accorta che non esistono più le condizioni esterne che per anni ci hanno garantito di vivere al di sopra delle nostre possibilità. La protezione dai mercati globali è stata azzerata dai processi di globalizzazione delle economie, mentre le lunghe stagioni di politiche fiscali espansive sono, da tempo, soloricordi di un passato di spese indiscriminate e non produttive. Tolto il coperchio della protezione, la realtà ci ha restituito un territorio strutturalmente debole e, quindi, incapace di reagire alle diverse condizioni di contesto.

Cos’altro c’è da dire?
Molto. Per esempio, ormai è matura la consapevolezza che la professionalità degli Economisti sia cruciale per molte attività che la Regione Calabria svolge con sistematicità. Si tratta di aree di specifico interesse degli Economisti cui non si può più rinunciare. E’ il solito italico cliché a difesa di una categoria? No, tutt’altro. Se l’obiettivo è di capire e risolvere molte criticità del tessuto economico di un territorio, appare naturale rivolgersi a chi utilizza la strumentazione dell’analisi economica Non si può derogare a questo banale principio di abbinamento delle competenze ai bisogni. E’ come se dovendo affrontare e risolvere il problema di stabilità di molti tratti della A3, si chiamasse a raccolta un giurista, un linguista, un esperto di marketing e un naturalista. E’ come se dovendo preservare la biodiversità sull’altopiano della Sila si interpellasse un dentista, un oculista, un commercialista e un filosofo. Si otterrebbero deboli analisi e insensate soluzioni, così come debole e vuota di contenuti è molta documentazione economica prodotta dalla Regione Calabria. Ecco perché il coinvolgimento di un Think Tank di Economisti svolgerebbe funzioni di inestimabile valore sociale. Per scardinare una regola tacita e malsana che di Economia ne parlino altri (avvocati, architetti, linguisti, ingegneri e quant’altro). Per evitare altri sprechi. Per aumentare l’utilità della spesa. Per aumentare l’efficienza della burocrazia regionale. Per capire dove, come e quando spendere. Per minimizzare il rischio di navigare a vista. Per introdurre un metodo di lavoro in materia di programmazione e attuazione degli interventi a sostegno dello sviluppo.

Su questi aspetti il PD (nazionale e calabrese) non può più essere silente. Necessariamente è chiamato a dare risposte concrete a chi manifesta una sana domanda di sviluppo. E’ giunto il momento di distaccarsi dalle miope logiche della politica sprecona e autoreferenziale. E’ questo il momento giusto per chi ancora crede nella costruzione di una prospettiva.



Notizia segnalata da (Francesco Aiello)
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