Cronaca

'Te l'avevo detto che non stavo tanto bene'...

MILANO, 29 MAGGIO 2013- Un’attrice brillante e talentuosa, una donna infaticabile e tenace, un’intelligenza impegnata al servizio degli altri. Così ricordano tutti Franca Rame, morta stamattina nella sua abitazione di Porta Romana a Milano all’età di 84 anni, molti dei quali trascorsi calcando con grande passione i palcoscenici di tutt’Italia. [MORE]


La carriera di Franca Rame inizia prestissimo, sin dall’infanzia, grazie a quell’amore per le scene che i suoi genitori, teatranti da generazioni, instillano in lei: anni felici e spensierati, come amerà sempre ricordarli. Poi arriva la giovinezza e le prime collaborazioni con diverse compagnie milanesi: era bella Franca, e alla rivista erano in tanti ad accorrere per quelle gambe mozzafiato e quelle curve vertiginosi. ‘Una ragazza che non si può fare a meno di guardare’, dirà poi Dario Fo, il grande amore della sua vita, rimasto accanto a lei sino agli ultimi faticosi giorni.


I due si conoscono nel 1953 quando la Rame ha già una certa popolarità e Dario Fo è un attore squattrinato in cerca di fama. Un amore a prima vista, narrano gli annali. Almeno per quel ragazzone un po’ goffo che le stava sempre attaccato ma impossibilitato da una timidezza cronica a fare un qualsiasi passo avanti. Sarà lei a fare la mossa decisiva: il primo bacio dietro le quinte. Dopo un anno esatto già il matrimonio: il suggello di un amore che durerà per tutta la vita e dal quale nascerà Jacopo, che ha deciso di seguire le orme di famiglia. Un’unione che conduce anche ad un connubio artistico tra i più riusciti del teatro italiano.


Insieme, legati dall’amore e dalla passione teatrale, ma anche dall’impegno civile e politico. Il palcoscenico e la piazza sono stati i luoghi prediletti di questi due artisti che negli anni hanno saputo farsi portavoce dei cambiamenti sociali che hanno attraversato l’italia nel corso dei decenni. I loro testi sono riusciti a dare pensiero e forma in maniera eccelsa agli ideali dei giovani sessantottini, al loro sogno rivoluzionario, alla loro smania di cambiare il mondo. Una militanza pagata però a caro prezzo: è il marzo del 1973 quando Franca Rame viene sequestrata da un gruppo dell’estrema destra che abusa di lei sessualmente. Una vicenda che il coraggio di una donna speciale riesce a trasformare nel lucido testo teatrale de ‘Lo stupro’, che come tutta l’opera portata in scena dalla Compagnia Fo-Rame, sa farsi denuncia intelligente e mirata. Denuncia ad una società cieca e insensibile, per la quale gli ultimi non esistono, per la quale esistono solo le edulcorate versioni diffuse dagli organi di stampa per coprire la triste realtà in cui precipita un paese intero.
Si tratta di opere che Franca Rame contribuisce a portare alla luce col suo piglio geniale e irriverente: ‘Mio marito ha vinto il Nobel, ma per metà quel premio è mio’, diceva spesso e a giusta ragione. Nelle commedie la sua impronta si fa più tangibile: la scorgiamo in Grassa è bello, Quasi per caso una donna, La signora è da buttare, Tutta casa letto e chiesa. 


Ha lottato Franca, ha lottato fino alla fine, per contribuire a cambiare un paese in cui ‘anche far beneficenza è un’impresa’. Oltre che con la sua opera, ci ha provato con la politica attiva: nel 2006 viene eletta senatrice per L’Italia dei valori. Un’esperienza che la porta alla completa disillusione: confessava di voler scrivere un libro sullo schifo che in due anni di carica aveva conosciuto in prima persona.
Oggi Palazzo Madama fa un minuto di silenzio per la senatrice scomparsa. E il sipario si chiude, per sempre. 

Emmanuela Tubelli