Politica

Fini-Romano, scontro su dimissione

 ROMA, 16 OTTOBRE 2011 - “Romano? Dovrebbe dimettersi”. Sono queste le parole che accendono lo scontro fra il presidente della Camera Gianfranco Fini ed il ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, rinviato a giudizio per concorso esterno in mafia.
Per motivi di “credibilità e opportunità”, questa la tesi del leader di Fli che parla dal palco di Napoli, quando si è indagati, o rinviati a giudizio o condannati in primo grado, bisognerebbe “fare un passo indietro per porre l’istituzione che si rappresenta al di sopra di ogni sospetto”.[MORE]

“Non so, nessun sa – continua Fini - se è davvero colpevole dei reati di cui è accusato. Non è compito del Parlamento o della politica processare o giudicare, ma chi ha una certa idea del centrodestra, della politica e dell’Italia vorrebbe un Paese in cui, come in tutte le democrazie europee, per opportunità e non per colpevolezza accertata ci si dimette da alcuni incarichi per reati molto, molto meno inquietanti di quelli che riguardano l’attuale ministro”.

La risposta di Romano non tarda ad arrivare, attraverso un comunicato: “Fini è ormai insolente. Ha capitanato una mozione di sfiducia nei miei confronti che è stata bocciata dal Parlamento. Abbia almeno il rispetto per l’organo che presiede” afferma il ministro dell’Agricoltura. “Ma ormai – ha continuato - sappiamo che egli è più il capo di un partito che approfitta del ruolo istituzionale, cosa che dovrebbe metterlo nelle condizioni di un impeachment vero e proprio”. E pressa sul presidente della Camera: “egli – prosegue infatti - è persona intelligente e sa come tutti che non può continuare a fare il presidente della Camera contro il Governo, ma mi rendo conto che il conflitto che si è aperto nel nostro Paese può essere risolto solo con atti di buona volontà. Per quanto mi riguarda, posso aiutarlo: si dimetta da presidente della Camera e un minuto dopo seguiranno le mie dimissioni; altrimenti il suo si rivela un'ulteriore aggressione nei miei confronti,nei confronti del governo e della maggioranza parlamentare”.

Marta Lamalfa