Politica
Finanziamento illecito ai partiti: la "via crucis" di Mazzarano
BARI, 17 SETTEMBRE 2014 - Il tribunale darà il prossimo 9 Dicembre la sua verità sul caso Mazzarano. Il consigliere regionale del PD è accusato di finanziamento illecito ai partiti e di millantato credito dopo le indagini del 2008, da parte della Procura di Bari.
L'inchiesta scatta quando l'imprenditore Tarantini, ascoltato come testimone, dichiarò di aver elargito in contanti a Mazzarano circa 10mila Euro, per "farsi aiutare" in un secondo momento dal PD regionale. Il millantato credito, invece, avrebbe riguardato due società (una di proprietà del Tarantini) che poi avrebbero ottenuto due rispettivi appalti alla Asl di Taranto.[MORE]
Due piccoli favori che sarebbero costati 110mila Euro in tutto, cioè il 10% del valore degli appalti. Mazzarano smentisce personalmente il testimone in più punti. Secondo il consigliere del PD pugliese, allora Mazzarano non faceva parte del gruppo decisionale del PD e, contrariamente a quanto afferma il teste, Tarantini avrebbe elargito la somma con un assegno, al termine della campagna elettorale del 2008.
Le dichiarazioni del teste che per primo lo ha coinvolto sarebbero ingigantite in un paio di punti: oltre alla discrepanza nella consegna del denaro (l'imprenditore afferma davanti agli inquirenti che la somma sia stata versata in contanti, Mazzarano parla di un assegno), anche la somma presa in considerazione per l'accusa di millantato credito non sarebbe chiara (l'imprenditore parla di 50mila Euro per l'appalto all'Asl, Mazzarano di 10mila Euro).
Anche per la questione del millantato credito, l'onorevole ha una sua versione dei fatti: il fatto non sussisterebbe perché Mazzarano non sarebbe stato nelle condizioni di poter influire sulle scelte aziendali della Asl di Taranto. A conferma di quanto rivelato dal politico ai microfoni de La Repubblica di Bari, ci sarebbe la circostanza per cui la seconda ditta che Mazzarano avrebbe favorito nelle accuse, prima di ottenere l'appalto ha dovuto rivolgersi al Tar e al Consiglio di Stato.
Per l'onorevole, quindi, la complicata matassa è una "via crucis", perché "rovina la vita delle persone oneste". Il consigliere regionale si dichiara comunque pronto ad affrontare il giudizio del tribunale, sicuro delle prove che intende fornire al giudice il prossimo 9 Dicembre.
La notizia è in fase di aggiornamento.
Fonte: bari.repubblica.it
Annarita Faggioni