Estero
Filippine, fosse comuni e esodi di massa, la situazione a 12 giorni dal ciclone
TABLOCAN, 20 NOVEMBRE 2013 - Secondo la tradizione di questo paese a maggioranza cattolica, i morti sono comunemente sepolti dopo nove giorni di paglalamay, uno complesso rito di preghiera e di lutto. Ma a distanza di 12 giorni dal violento passaggio dell’uragano Haiyan, che ha devastato la città di Tacloban e dintorni, i corpi di tante vittime sono ancora per strada.
Mentre il bilancio dei morti continua a crescere, le autorità fanno il possibile per distribuire cibo a centinaia di migliaia di sfollati. Allo stesso tempo, molti rimasti senza casa, lasciati per giorni senza cibo né acqua, sono in fuga disperata dalla città. Lasciando così il compito di seppellire i cadaveri ai funzionari di governo e ai gruppi di volontariato. Come riferito lunedì, il numero dei decessi aveva raggiunto quota 4.000, ma pare destinato a salire ulteriormente.
Al di fuori del centro, in un cimitero in collina, è stata scavata una fossa comune lunga circa 100 metri. Per giorni, enormi camion sono arrivati a frotte con centinaia di corpi, alcuni avvolti solo da un lenzuolo.
A due isolati dalla chiesa principale, in un’area balneare di solito destinata ai turisti, i medici tentano disperatamente di identificare i cadaveri. Lasciati per giorni in sacchi neri, al sole o sotto l’acqua corrente, nella maggior parte dei casi erano irriconoscibili. I volontari addetti al carico e allo scarico dei sacchi hanno dovuto prendere precauzioni contro l’odore che in pochi giorni ha saturato tutta la città.
Alex Uy, medico forense, ha dichiarato che ci vorranno giorni, se non settimane, prima che le vittime vengano sepolte. “È difficile perché i corpi sono tutti gonfi”, ha detto, “ma dobbiamo ancora ricevere i dati forensi come le impronte digitali o il loro DNA. Le vittime verranno etichettate, per garantire il riconoscimento da parte dei familiari”.
Solo a distanza di undici giorni, i soccorsi hanno avuto la possibilità di raggiungere anche le aree più remote del paese. Martedì scorso, il presidente Benigno Aquino III ha visitato le aree più colpite dal ciclone, Samar e Leyte.
Nelle aree appena fuori Tacloban, si è assistito e si sta assistendo a un enorme esodo di massa. I sopravvissuti rimasti senza casa preferiscono non attendere i soccorsi, ma provare a raggiungere altre città, sgomitando per il primo autobus disponibile.
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Fonte: aljazeera.com
Foto: aljazeera.com
Dino Buonaiuto