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Festival di Roma 2013 - "Acrid" di Kiarash Azadizadeh, l'ipnosi della tradizione
Presentato in concorso al Festival del cinema di Roma, Acrid, opera d’esordio del regista iraniano Kiarash Azadizadeh, vince il premio per i migliori attori ed attrici emergenti.
Acrid indaga le dinamiche e le problematiche dei rapporti uomo-donna nell’ambito della vita familiare in una società ove la tradizione condiziona in modo determinante il destino personale e collettivo delle donne. La storia intreccia le vite di quattro donne: Soheila, un'infermiera con un marito infedele, ginecologo affermato che assume solo segretarie nubili, Azar, segretaria del ginecologo, Simin, insegnante di chimica separata da un marito violento, Mahsa, una studentessa universitaria, allieva di Simin e figlia di Soheila, che scoprirà di essere tradita dal ragazzo che sogna di sposare.[MORE]
Acrid sviluppa il suo intreccio narrativo intorno alla vita di due famiglie tenute unite solo dalla presenza dei figli e dalla rassegnazione, mettendo in evidenza il momento in cui la società si trova a dover fare i conti con la presa di coscienza delle donne che, pur tentando di prendere le distanze dall’autoritarismo maschile, non riescono a superarne i limiti. Come il cobra che si drizza per attaccare ma, ipnotizzato, è reso impotente dalla nenia, la rabbia delle donne resta intrappolata nell’ipnosi della tradizione. Sebbene alcune di loro, divenute critiche verso il proprio destino, mettano in atto strategie per migliorare le proprie condizioni, si ritrovano inevitabilmente risucchiate nelle sabbie mobili di un mondo che non è ancora maturo per accogliere il cambiamento, come accade a Masha che fugge da un fidanzato infedele per ritrovarsi tra le braccia di un padre prigioniero del maschilismo.
L’Iran è un luogo dove il sole e la luna si sfiorano - dice un antico proverbio persiano - ma dove il mondo femminile non riesce a sfiorare il mondo maschile, forse solo a lambirne gli angoli più estremi.
Acrid esplora i conflitti della società iraniana per rafforzare la consapevolezza sulla decadenza dell’istituzione familiare senza essere un’opera di denuncia, rappresenta le famiglie iraniane ma non vuole diagnosticare o risolvere eventuali mali. Il suo solo scopo è quello di mettere in guardia le famiglie. A tal fine le scelte stilistiche del regista si orientano verso un realismo essenziale dai toni sobri ed asettici che occulta ed adombra nel silenzio i drammi più profondi senza ricercare e mettere in atto espedienti emotivi per coinvolgere e commuovere ma rimandando ad una comprensione più intima da parte di chi guarda.
Non si sbaglia di certo Kiarash Azadizadeh nell’affermare che questi problemi sono estesi a tutto il mondo.
Acrid, pur ritraendo uno spaccato del mondo familiare iraniano, contiene una grande universalità e la riflessione che propone riguarda anche la cultura occidentale ove i diritti delle donne sono riconosciuti solo sulla carta, se è vero che ogni giorno i media riportano notizie di femminicidi ad opera di mariti, fidanzati, innamorati, uomini che, esattamente come in Iran, fanno fatica a riconoscere pari dignità alle donne, dimostrando che una mentalità antifemminile scivola silenziosa anche tra le pieghe sociali dei paesi più civilizzati. C’è bisogno di un lungo percorso di maturazione per approdare a quelle pari opportunità di cui tanto la civiltà occidentale parla e che la società iraniana insegue, ma che entrambe fanno fatica a raggiungere.
Anno: 2013
Origine: Iran
Regia: Kiarash Azadizadeh
Cast: Roya Javidnia, Ehsan Amani, Pantea Panahiha, Saber Abar, Shabnam Moghadami, Mahsa Alafar, Mahana Noormohammadi, Sadaf Ahmadi, Nawal Sharifi
Durata: 94'
Gisella Rotiroti