Cultura e Spettacolo

Festival d'Autunno, Cammariere si racconta: “la musica e’ condivisone, è arte pura che durerà per se

Festival d'Autunno, Cammariere si racconta al museo del rock: “la musica e’ condivisone, e’ arte pura che durerà per sempre”
CATANZARO 27 OTTOBRE - Si è raccontato con grande leggerezza e con generosità nei confronti di un pubblico numeroso e attento che ha gremito la sala principale del Museo del Rock di Catanzaro. Sergio Cammariere, ospite questa sera del Festival d’Autunno con un concerto che racconterà i momenti più belli della sua carriera ma che esalterà anche la sua “alma brasileira”, ha tenuto ieri sera una master class che è servita a far meglio conoscere questo figlio di Calabria che, lasciata Crotone, è diventato “cittadino del mondo” senza perdere mai di vista le sue origini. Quella a Cammariere è stata un’intervista corale, coordinata con maestria dal giornalista Giuseppe Panella che ha lasciato spazio alle “incursioni” del direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce, e a quelle dei due curatori del Museo del Rock, Piergiorgio Caruso e Antonio Ludovico. Ne è venuta fuori una  “chiacchierata”  dal  sapore  familiare  che,  proprio  per  questo  taglio  così confidenziale, ha  interessato e appassionato i presenti.

DA   BARDOTTI   A   BRANDUARDI:   GLI   INCONTRI   CHE   LO   HANNO SEGNATO

Dopo qualche cenno biografico con il quale è stato rammentato il suo trasferimento, a 18 anni,  da  Crotone  a  Firenze  per  studiare  Scienze  agrarie,  Panella  ha  ricordato  la partecipazione a Sanremo nel 2003 che lo ha fatto conoscere al grande pubblico e quindi alcune delle figure che hanno avuto un ruolo rilevante per la carriera del cantautore. Primo fra tutti Sergio Bardotti. « Per me è stato un incontro fondamentale. E’ grazie a lui – ha spiegato - che ho amato ancora di più la musica brasiliana visto che aveva “il Brasile nel sangue”». E poi c’è stato Jim Porto: «L’ho incontrato in Sardegna. Lo definivo un “brasiliano trasteverino”: grazie a lui ho allargato i miei orizzonti musicali: mi fece conoscere, ad esempio, la produzione di Cesar Camargo Mariano e Hélio Delmiro». Altro rapporto stretto e prolifico per la sua attività è stato quello con Roberto

Kunstler con il quale collaborò per l’uscita del suo primo album, “Dalla pace del mare lontano”, «un lavoro che mi rappresenta molto perché parla di una tema sempre attuale, la speranza». Ma nella sua vita ci sono stati altri incontri significativi: quelli con Angelo Branduardi - «di cui adoro “Le confessioni di un malandrino”, vera canzone d’autore » – Gino Paoli, Umberto Bindi, Bruno Lauzi.

L’AMORE PER LA MUSICA CLASSICA MA NON SOLO

Cammariere ha raccontato della sua passione iniziale per la musica classica con l’ascolto di  compositori  quali  Beethoven  e  Bach ma  anche  Arthur  Rubinstein, Benedetto Michelangeli e Glenn Gould. «Questo non mi ha impedito di ascoltare  anche gruppi rock in voga negli anni settanta. Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath, Pink Floyd e Genesis. Di questi ultimi mi intrigava “Firth of fifth”, un brano che aveva un lunga introduzione di pianoforte che ben presto diventò uno dei miei cavalli di battaglia assieme a “Honky tonky train blues” di Keith Emerson e “Let it be” dei Beatles». Per Cammariere  c’è  stato  tempo  per  appassionarsi  anche  al  jazz:  «Quando  studiavo  a Firenze ebbi modo di avvicinarmi a questo genere. Del resto ritengo che la musica sia contaminazione. Pensate che nel 2008, nel mio album “Carovane”, ho arrangiato dei pezzi rifacendomi alla musica indiana. Ecco: la musica è un abbraccio tra i popoli, è l’arte della condivisione che durerà per sempre».

QUELLA PARENTELA CON RINO GAETANO SCOPERTA PER CASO Cammariere che, imbeccato dal direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce, ha rivelato al pubblico di essere un autodidatta, ha anche spiegato il suo legame di parentela con Rino Gaetano. «L’ho scoperto dopo la sua morte. Fui chiamato dai suoi nipoti che mi dissero che la mamma di Rino voleva parlarmi. La incontrai a Roma e mi rivelò che lei era la figlia illegittima di mio nonno».

Sul rapporto con la Calabria nessun dubbio: «Sono cittadino del mondo ma amo la mia terra nella quale vivono ancora i  miei affetti». E anche nella sua produzione non mancano omaggi alla sua regione, come “Sila”: «Non potrò mai dimenticare la prima volta che i miei mi portarono a vedere la neve: fu uno shock. Ma i luoghi della Sila mi sono sempre piaciuti e li ho sempre amati. Ecco perché ho voluto rendere omaggio a questa montagna così bella e incontaminata».


QUESTA SERA IL CONCERTO AL POLITEAMA DI CATANZARO

Infine un passaggio sul concerto di questa sera: «E’ la sintesi di 25 anni di carriera con un corposo omaggio alla musica brasiliana che tanto  mi ha segnato. La band? E’ quella di una vita. Conosco ormai da anni tutti i musicisti tanto che non seguiremo una scaletta: andremo a braccio e sono certo che riusciremo a regalare emozioni a chi avrà voglia di venirci ad ascoltare».

Alla fine autografi e selfie per tutti con le conclusioni lasciate ad Antonietta Santacroce che ha ringraziato l’artista per la sua straordinaria disponibilità e, soprattutto, «per essere un modello positivo per la nostra Calabria, avendo avuto la determinazione e la forza di emergere  fuori  dai  confini  regionali».  Un  ringraziamento  il  direttore  artistico  del Festival d’Autunno lo ha fatto anche alle “vere anime” del Museo del Rock, Caruso e Ludovico, «che hanno accolto con entusiasmo l’idea di organizzare l’incontro con Cammariere in questa struttura che ormai è diventata un punto di riferimento per chi ama la musica».

Per quanto  riguarda  i  biglietti  del  concerto,  si  potranno  acquistare  su www.festivaldautunno.com, nella segreteria di Piazza Prefettura, 65, nel centro storico di Catanzaro o direttamente al botteghino del Teatro Politeama che sarà aperto dalle ore 18. Info al 3318301571.

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