Festeggia 10 anni “Il cacciatore di meduse” il romanzo antirazzismo di Ruggero Pegna


Festeggia 10 anni dalla pubblicazione Il cacciatore di meduse di Ruggero Pegna, edito da Falco, il primo romanzo che ha raccontato in modo emozionante e commovente l’incredibile dramma dei migranti, il viaggio della speranza di migliaia di uomini e donne visto con gli occhi di un bambino, le sofferenze e i sogni di chi è misero o diverso, discriminato per il suo stato di povertà o per il colore della pelle. La storia di Tajil, il piccolo somalo protagonista del romanzo, e dei suoi amici immigrati e miseri di ogni parte del mondo, offre ancora come allora la vera dimensione umana ad un tema al centro delle cronache nazionali e internazionali spesso trattato con indifferenza.
Dalla partenza da Chisimaio, poi il viaggio nel deserto, l’esperienza atroce nei lager libici, fino alla traversata del Mediterraneo da Zuara a Lampedusa, le difficoltà dell'accoglienza e dell' integrazione, il racconto del piccolo cacciatore di meduse continua dopo dieci anni ad essere incredibilmente attuale e, forse, lo sarà sempre, affascinando e commuovendo lettori di ogni età. Considerato un vero romanzo di formazione, è anche un manifesto contro ogni forma di razzismo, segnalato dalla World Social Agenda tra i libri consigliati a docenti e studenti sul tema “Migranti e Diritto al Futuro”, presentato in decine di scuole e programmi TV, vincitore di numerosi premi. Un libro che ha ispirato altre storie e sceneggiature di film come, con ogni probabilità, “Io Capitano” di Garrone, per le numerose coincidenze e lo stesso punto di vista.
C’è un microcosmo di valori, sentimenti, storie, pensieri e promesse nell’animo del piccolo Tajil, il bimbo a cui il nonno ha insegnato a catturare le meduse con le mani e portarle a riva, secondo un’antica leggenda portafortuna: l’ombra della guerra, la solitudine e la miseria, il viaggio disperato, accoglienza e ostilità, il dramma di tanti uomini e donne che cercano una vita migliore ma che, spesso, si trasforma in tragedia. Una storia che approda sulle coste siciliane, in riva al mare cristallino di Lampedusa e poi di San Vito Lo Capo, dopo l’espiazione di un viaggio massacrante. C’è un pezzo di storia dei nostri tempi, l’avventura dei migranti vista con gli occhi di chi la vive, rischiando la vita stessa e sognandone una diversa e migliore.
Su un fuoristrada prima, poi tra le onde in tempesta, Tajil anela alla terraferma con in testa un guazzabuglio di desideri, speranze, sogni. In un momento storico segnato da episodi d’intolleranza e di odio, Il cacciatore di meduse parla di sentimenti, di uguaglianza tra uomini di ogni fede, razza e colore, del valore del rispetto di ogni diversità, sottolineando la ricchezza della contaminazione tra diverse culture. Un romanzo che arriva dritto al cuore di lettori di ogni età, perché in fondo è una grande storia d’amore incastonata nella cronaca mondiale degli ultimi anni, dall’elezione di Obama, primo Presidente americano di colore, all’appello di Papa Francesco dopo la strage di migranti nel Canale di Sicilia del 18 aprile 2015.
“Forse, è il mio romanzo più bello, che ha commosso anche me, scrivendolo in una sorta di immedesimazione con il protagonista”, afferma Ruggero Pegna, capace di addentrarsi con il suo stile letterario avvincente in un mondo che si perde talora nelle derive del razzismo, del concetto errato di emigrazione, di tolleranza e solidarietà, di speranza.
“La Terra è di tutti, diceva mio nonno e, per questo, sto bene anche qui, in mezzo a gente con la pelle diversa dalla mia. […] Penso che il nonno avesse ragione quando diceva che la bontà non dipende dal colore della pelle, ma da quello del cuore.”, scrive Tajil nel suo primo temino in italiano. Effetto inevitabile del romanzo è quello di un’autentica sferzata verso il superamento di pregiudizi e steccati culturali.Noto promoter musicale, Pegna è anche autore di raccolte di poesie e altri romanzi dedicati a temi sociali: “Miracolo d’amore”, storia della sua leucemia e della predizione della mistica Natuzza Evolo dell’esistenza di un’unica donatrice al mondo con lui compatibile per il trapianto di midollo, “La penna di Donney”, dedicato alla campagna contro la pena di morte (entrambi Rubbettino editore), “La stanza di Adel”, storia di un’adozione internazionale (Santelli editore).
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