Difesa. La riforma della nomenclatura dei gradi non può più attendere. La richiesta di Serg. e Grad.
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ROMA, 01 OTT - Sono trascorsi quasi nove mesi da quando, i Sergenti ed i Graduati del Cocer Comparto Difesa, denunciavano la necessità di una riforma della nomenclatura dei gradi della Forza Armata.
Di mezzo c’è stata la pandemia, il lockdown e tutta la situazione che abbiamo vissuto e che stiamo vivendo tutt’ora. Possiamo capire qualsiasi cosa, immedesimarci in mille ipotetici scenari. Eppure, la domanda resta solo una: quanto si deve ancora attendere per avviare una riforma semplice, indolore, a costo zero come quella che il Comparto Difesa chiede?
“Attendete il correttivo al riordino dei ruoli” dicevano. Abbiamo atteso, ma nulla si è mosso, altrimenti la nota stampa dei Sergenti e del Co.Ce.R. del Comparto Difesa (Sezione Esercito-Marina-Aereonautica) non sarebbe sopraggiunta.
«I Rappresentanti dei Sergenti, Graduati e Militari di Truppa di Esercito, Marina e Aereonautica, a seguito dell’approvazione del provvedimento Correttivo al riordino dei ruoli, sono ancora in attesa della modifica normativa tesa a rivisitare la nomenclatura dei gradi, peraltro chiesta anche dalla Commissione Difesa durante l’iter parlamentare». È quanto emerge dalla nota stampa congiunta.
Quello che i «Sergenti e i Graduati auspicano» è che la «norma, senza alcun onere a carico dello Stato, sia inserita nel primo veicolo normativo utile, possibilmente in fase di conversione in Legge del cosiddetto “Decreto Agosto”».
Inutile sottolineare come quest’ultimo passo possa risultare decisivo per il «compimento di un percorso lavorativo intrapreso tra la Rappresentanza militare e l’Amministrazione Difesa conclusosi con la condivisione unanime del progetto sulla nomenclatura dei gradi».
La nota si conclude con un «accorato appello al Ministro della Difesa Lorenzo Guerini ed a tutte le Forze parlamentari, affinché si dia finalmente corso a un provvedimento atteso da anni volto a tutelare le aspettative e la dignità del personale rappresentato».
Ci uniamo anche noi a questo «accorato appello» e speriamo che almeno una volta venga portata a compimento una norma che accontenta tutti, e soprattutto che non implica dispendio di denaro da parte dell’Ente. Non vorremmo trovarci qui, tra altri nove mesi, a rimarcare nuovamente la promessa di una disposizione che non è stata attuata.