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Ferguson, proseguono le proteste: l'America si scuote
ST. LOUIS, 28 NOVEMBRE 2014 - Da Tokio a Londra, continuano ad estendersi e raccogliere consensi le manifestazioni iniziate lunedì scorso in Missouri. Negli ultimi giorni è stato diramato, mediante social network, l'invito al blocco della storica parata "Macy's" di New York tenutasi ieri, 27 Novembre, Festa del Ringraziamento. [MORE]
I dimostranti, la cui affluenza è stata ridotta da precipitazioni e nevicate, hanno marciato dalla New York Public Library alla Seventh Avenue tentando una curva ad U per incrociare la sfilata. Secondo quanto dichiarato dai manifestanti, il corteo pacifico è stato violentemente interrotto dalla polizia che ha proceduto agli arresti. Al grido "No Justice, no Peace" hanno protestato contro la mancata incriminazione di Darren Wilson, agente di polizia che il nove agosto procurò la morte al diciottenne Michael Brown, diplomando della Normandy High School, nel Comune di Ferguson, Missouri. Già allora le rivolte non erano mancate da parte della comunità afroamericana, incrementate dalle contrastanti dichiarazioni fornite dalla polizia descriventi il giovane come violento aggressore. Doman Johnson, amico della vittima, il 9 agosto era presente e testimoniò l'abuso perpetrato dall'agente che, secondo la versione di Johnson, sparò al diciottenne disarmato e a mani alzate. Da Lunedì sera, incendi e scontri hanno dominato le notti della cittadina, in seguito al proclama del pubblico ministero Robert P. McCulloch che rendeva nota la decisione del Gran Jury.
La giuria popolare, dopo un'inchiesta separata condotta dall' FBI e dal Dipartimento di Giustizia sulla violazione dei diritti civili di Brown e l'accusa di racial profiling (il fermo determinato da motivi razziali) verso il dipartimento di polizia, ha dedotto l'impossibilità di formalizzare l'accusa di omicidio per insufficienza di prove. Intanto le proteste, iniziate con marce, sit in a Ferguson e sulla superstrada 110, per Los Angeles, si sono estese in numerose città intonando "Hands up, don't shoot". Slogan al quale si è aggiunto il motto "No Justice, no Peace, no Profit" circolante da ore in rete per promuovere la campagna di boicottaggio del Black Friday, giornata d'acquisti che apre la stagione natalizia. Volontà degli aderenti è di colpire l'economia per suscitare l'interesse di leader politici e forze di sicurezza verso una causa che non riguarda casi isolati ma un timore diffuso tra i cittadini, legato a temi cruciali quali l'irrisolta questione razziale e la denuncia di tattiche pseudo militari adoperate contro la popolazione. È recente la rivelazione del New York Times in merito ai rifornimenti di mezzi bellici riciclati nel mercato interno, dal 2006 ad oggi si contano 432 blindati, 533 aerei ed elicotteri e circa 90 mila armi automatiche in dotazione alle forze dell'ordine.
Il clima di sospetto e paura reciproca ha subito crescite esponenziali nei quartieri con maggior tasso d'immigrazione, clima che di certo ha contribuito a generare scontri e vittime tra cui Tamir Rice, il dodicenne di Cleveland assassinato da un agente il 23 novembre, e il giovane Mike Brown. E se l'opinione pubblica appare in parte divisa sull'opportunità di minare con proteste ricorrenze iconiche come la Macy's Parade o il Black Friday, le gravi questioni sollevate dall'impunità dell'agente Wilson e l'assassinio Rice permangono. J. McNamara, ricercatore della Standford University, ribadisce la facilità nel percepire come esercito d'occupazione la polizia locale in assetto paramilitare e il padre di Mike Brown avanza una proposta di legge che prevede per ogni agente d'indossare telecamere affinché si scongiurino i soliti giochi <<di testimoni, specchi e procedimenti segreti del Gran Jury>>.
Fonte immagine: repubblica.it
Ilary Tiralongo