Femminicidio: "Le donne se la vanno a cercare." L'articolo appeso nella chiesa di Lerici. É polemica
Cronaca Liguria

Femminicidio: "Le donne se la vanno a cercare." L'articolo appeso nella chiesa di Lerici. É polemica

mercoledì 26 dicembre, 2012

LERICI, 26 DICEMBRE 2012“Donne e il femminicidio: facciano sana autocritica. Quante volte provocano?” È questo il titolo dell’articolo pubblicato sul sito Pontifex e affisso dal parroco di Lerici, Don Piero Corsi, alla porta della Chiesa di San Teramo.

L’affissione dello scritto ha scatenato una forte polemica nella cittadina ligure e ha dato vita ad una forte reazione da parte degli utenti del web.[MORE]

Partendo da un paragone forse decisamente fuori luogo fra i femminicidi e gli aborti, l’autore individua nel comportamento della donna emancipata del ventunesimo secolo la molla che spinge gli uomini a trasformarsi in assassini.

“Possibile che in un sol colpo gli uomini siano impazziti e che il cervello sia partito? Non lo crediamo. Il nodo sta nel fatto che le donne sempre più spesso provocano, cadono nell'arroganza, ...
... si credono autosufficienti e finiscono con esasperare le tensioni esistenti.”

Sono arroganti e si credono autosufficienti le donne moderne, donne che in questo 2012 agli sgoccioli ricoprono posti di rilievo nella vita economica e politica mondiale, donne che lavorano e che sono indipendenti economicamente, donne che si relazionano con gli uomini come loro pari e non come sottoposte, donne che a volte sfidano apertamente gli esponenti del sesso opposto, forti del diritto di farlo, duramente guadagnato con anni e anni di lotte per la conquista dell’emancipazione.

“Bambini abbandonati a loro stessi, case sporche, piatti in tavola freddi e da fast food, vestiti sudici e da portare in lavanderia, eccetera... Dunque se una famiglia finisce a ramengo e si arriva al delitto (FORMA DI VIOLENZA DA CONDANNARE E PUNIRE CON FERMEZZA), spesso le responsabilità sono condivise.”

Gli esempi riportati ricordano non poco la logica che imperava negli anni Quaranta, quando la donna veniva vista solo come madre e protettrice del nido domestico, ignorando forse involontariamente il fatto che in una donna potesse esserci anche molto altro, che potesse desiderare di essere qualcosa di diverso di un semplice angelo del focolare.

È una logica contorta e a tratti difficilmente comprensibile quella che porta ad individuare nei piatti freddi in tavola e nella lavatrice ancora da caricare le motivazioni che portano una famiglia a disgregarsi e un uomo ad impazzire, ma difficilmente comprensibile è anche la logica con la quale l’autore critica le donne, giovani e non, che, indossando abiti succinti, spingono gli uomini a cedere agli istinti più bestiali.

Costoro provocano gli istinti peggiori e se poi si arriva anche alla violenza o all'abuso sessuale (lo ribadiamo: roba da mascalzoni), facciano un sano esame di coscienza: "forse questo ce lo siamo cercate anche noi"?

La soluzione, per l’autore, è semplice: proibire ai negozi di intimo di esporre biancheria in vetrina, proibire determinati tipi di spot pubblicitari e abolire la pornografia (che gli uomini scelgono liberamente e senza alcun tipo di costrizione di guardare). Questo basterebbe a rendere più pudiche le moderne “donne libertine” e a riportare sulla giusta strada questi uomini ingiustamente provocati dall’irriverente genere femminile, perché se gli uomini uccidono e violentano è anche colpa delle donne troppo emancipate.

Se l’uomo diventa carnefice, la colpa è anche e soprattutto della vittima.

Un modo di vedere le cose sicuramente anacronistico, quasi certamente illogico, assolutamente irrispettoso nei confronti del genere femminile e colpevole di ignorare totalmente uno dei più grandi doni fatti al genere umano: il libero arbitrio.

Se un essere umano, sia esso uomo o donna, sceglie di violentare, picchiare o uccidere, la responsabilità è totalmente di chi compie la scelta, non di chi è costretto a subirla.

(fonte www.ilgiornale.it; www.pontifex.roma.it)
(foto donsasolino.blogspot.it)

Elisa Lepone
 

 


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