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ROMA, 12 OTTOBRE 2013 - Il Senato, in tempi record, ha convertito in legge il dl sul femminicidio. Sono stati 143 i si, 3 i voti contrari e nessun astenuto. Il provvedimento, già approvato dalla Camera dei deputati, diventa così legge. Al voto non hanno partecipato Lega, Sel e M5S.
Il ministro dell’Interno,Angelino Alfano, non nasconde la sua soddisfazione per l’approvazione definitiva della legge sul femminicidio. «Grande soddisfazione per il risultato raggiunto in Senato, che testimonia la buona volontà del Parlamento per la conversione immediata del decreto sul femminicidio in legge. Sono stati così introdotti alla Camera importanti emendamenti che hanno consentito di individuare le risorse per l’attuazione del piano anti-violenza e per le attività dei centri e hanno dato rilievo penale alla relazione tra vittima e autore del reato a prescindere dal vincolo matrimoniale di convivenza, in un’ottica di maggiore sensibilità che punta al recupero del violento e del maltrattante. Da oggi, dunque - ha detto Alfano -, le vittime di violenza non sono più sole perché tutelate attraverso il rafforzamento degli strumenti sanzionatori, l’inasprimento delle pene e la tutela processuale delle vittime. Riteniamo dunque di avere centrato i tre obiettivi: prevenire i reati, punire i colpevoli, proteggere le vittime».
Se il vicepremier si dice soddisfatto, c’è anche una parte di senatori che questo decreto non volevano approvarlo, almeno non in queste condizioni. Questo perché i deputati hanno inviato a Palazzo Madama il decreto legge per il contrasto al femminicidio a ridosso della scadenza e quindi in condizione di non poter apportare alcuna modifica al testo se non determinandone la decadenza.
"Siamo davanti all'alternativa se convertire un testo che ci è arrivato il 9 ottobre e scade il 14 malgrado ci siano degli errori o lasciarlo decadere", ha detto prima del voto il presidente della commissione Giustizia Francesco Nitto Palma (Pdl). "Se decideremo di convertirlo - ha proseguito - la prossima settimana provvederemo ad inserire delle modifiche nel testo che stiamo esaminando sulla stessa materia in commissione. Qui siamo davanti al primo intervento di legislazione in materia penale fatto con un decreto legge", ha concluso.
La presidente della commissione Affari costituzionali Anna Finocchiaro (Pd) ha invece criticato "la presenza di norme disomogenee" nel decreto legge "in violazione dei principi della Costituzione". "E' l'ultima volta - dice - che accettiamo qualcosa del genere: intendiamo seguire la Costituzione con l'articolo 77 e i numerosi richiami all'omogeneità dei decreti lanciati dal Quirinale".
Il senatore del Movimento Cinque Stelle Francesco Campanella, dal canto suo, ha posto una pregiudiziale di costituzionalità alla conversione del decreto legge sul femminicidio. Secondo Campanella era necessario "prendersi, con responsabilità, un mese di tempo in più per esaminare ed eventualmente emendare la legge". Ma la proposta è stata bocciata da una votazione dell'aula. I senatori Cinque Stelle si sono alla fine astenuti, tacciando il dl di essere un provvedimento "fritto misto" poiché vi sno contenute anche misure relative a Province, Tav e vigili del fuoco.
Anche i senatori di Sel hanno giustificato la loro astensione sostenendo che, "con l'alibi di una legge importantissima come quella contro il femminicidio, si contrabbandino misure che con il femminicidio non hanno nulla a che vedere e che andrebbero definite senza ipocrisia un nuovo 'pacchetto sicurezza".
I senatori di Scelta Civica, che alla fine hanno votato a favore, non fanno a meno di manifestare le loro disapprovazioni. "Questo decreto non ci risparmia dall'imbarazzo della sua eterogeneità: dei 12 articoli di cui è composto, solo 5 riguardano la materia drammaticamente urgente del contrasto della violenza contro le donne" ha detto la senatrice Stefania Giannini.
Le nuove norme sono ora comunque pronte per essere promulgate dal Presidente della Repubblica e pubblicate in Gazzetta ufficiale. Tra gli emendamenti che hanno contribuito a correre il rischio di far saltare l’approvazione ci sono stati: quello sul braccialetto anti stalking, sull’irrevocabilità della querela, e non solo. Molte, nei mesi scorsi,sono state le polemiche sull’impronta punitiva del decreto che non prevede lo stanziamento di fondi per la prevenzione e per il potenziamento dei centri antiviolenza.
(foto dal sito www.partitodemocratico.it)
Michela Franzone [MORE]