Sport
Sale la febbre rossoblu per il centenario del Cosenza Calcio
COSENZA, 22 FEBBRAIO 2014-Da giorni i colori rossoblu tappezzano Cosenza e l’hinterland per ricordare i cent'anni di storia dei “lupi”. Era Il 23 febbraio del 1914 quando la “Società Sportiva Fortitudo”, antesignana del Cosenza Calcio, disputò la prima gara ufficiale su uno spiazzo della vecchia Piazza d’Armi. La divisa era verde-blu, per richiamare i colori dei boschi della Sila e dello stemma municipale. Gli avversari erano i rivali regionali del Catanzaro e la partita finì con un goal per parte. Per la cronaca, non si verificarono incidenti, d’altronde erano altri tempi. Anzi un’altra epoca, molti di quei ragazzi in campo quel giorno l’anno successivo sarebbero partiti per il fronte per imbracciare le armi contro l’Impero austro-ungarico nella Grande Guerra.
Nel 1926, Riccardo Maspoli, abbandonò la direzione tecnica della Fortitudo e fondò il Cosenza Football Club con colori rossoblu in onore a Genoa e Bologna che l’anno precedente avevano dato vita ad una sfida memorabile per lo scudetto. Nel1928 la società è costretta a trasformarsi, su direttiva politica del regime fascista, in Dopolavoro Sportivo Cosenza con maglia azzurra. L’anno seguente, le forze sportive cosentine, poco inclini alla sottomissione dello sport alla politica, fondarono il Cosenza Sport Club, con maglia rossoblù. Si ebbero così due squadre a Cosenza ed entrambe parteciparono al campionato di 3ª divisione 1928/29 nel frattempo il DSC venne trasformata in Associazione Sportiva Fascista Cosenza che successivamente confluirà nel Cosenza Sport Club, con colori rossoblù. La politica ingerì nuovamente sulle vicende della squadra nel corso degli anni trenta. In cambio della promessa costruzione del nuovo campo sportivo, il regime impose l'utilizzo del colore Azzurro Savoia che spicca nel gonfalone della città. La nuova maglia, tuttavia, non sembra portare fortuna visto la moria di punti e l’ultimo posto in classifica. In vista della sfida con gli azzurri salernitani, dominatori assoluti del campionato, il Cosenza, per dovere di ospitalità, dovette cambiare maglia e vennero così riproposti i colori rossoblù. I silani domarono la capolista e si aggiudicarono il match con un goal del centravanti Pietro Ferraris. Sulla scia dell’entusiasmo i punti conquistati nelle rimanenti partite, giocate rigorosamente in rossoblù, consentono di ottenere una salvezza insperata. Il 28 ottobre 1931 fu inaugurato il Campo Sportivo "Città di Cosenza" che in seguito assunse la denominazione di "Emilio Morrone", alla memoria di un giovane cosentino morto, per un incidente di gioco, durante una gara. La fine degli anni trenta registrò un potenziamento della squadra con l’acquisto di molti stranieri e una serie di buoni piazzamenti in classifica. [MORE]
E’ subito dopo la Seconda Guerra Mondiale che i rossoblù raggiunsero la B, allora divisa in gironi ma dopo tre stagioni, si trovò nuovamente a fare la spola dalla serie C alla Quarta serie. Il 1961 segnò il nuovo ritorno tra i cadetti, fino al ‘64. Poi, dopo l’inaugurazione del San Vito nel ‘64, bisognerà attendere 24 lunghi anni di purgatorio per il ritorno in serie B: correva l’anno 1988 quando Di Marzio riportò i “lupi” in B. L’anno dopo, si materializza per l’intera città un vero e proprio dramma sportivo, infatti il nuovo allenatore Giorgi non centrò l’approdo nella massima serie a causa della classifica avulsa che mandò allo spareggio Cremonese e Reggina. Il Cosenza terminò a pari punti il campionato al quarto posto ma si piazzò sesto in base al nuovo regolamento. Nell’immaginario collettivo, in quella straordinaria annata, pesò forse in maniera decisiva il pareggio a reti bianchi contro il Catanzaro al San Vito e molti ricordano con rabbia quel contestatissimo goal annullato a Vittorio Cozzella nel finale. Quello stesso anno alle delusioni calcistiche si aggiunse la tragica e misteriosa morte di Denis Bergamini, indimenticato centrocampista della fine degli anni ottanta.
Poi molta serie B, che tuttavia rappresentò il trampolino di lancio per tanti grandi nomi, sia in panchina che in campo, come Bortolo Mutti, Cristiano Lucarelli, Marco Negri, Riccardo Zampagna, Stefano Fiore e Alberto Zaccheroni, campione d’Italia con il Milan nella stagione 1998-99. Nel 1992 i silani perdono nella “fatal” Lecce all’ultima giornata vedendo così sfumare in extremis la possibilità di disputare lo spareggio contro l’Udinese per la promozione in serie A. La retrocessione nel ’97 coincise con l’addio al calcio di due bandiere rossoblu come Luigi Marulla e Luigi De Rosa. Dopo l’immediata promozione della squadra guidata da Sonzogni nel ’98 si giunse alla radiazione nel 2003 con il commovente esodo degli ultras rossoblu per protestare davanti le sedi sportive istituzionali.
Negli anni successivi seguiranno l’acquisizione del titolo del Castrovillari e del Rende, due clubs cittadini, nuove denominazioni e gestioni societarie sbagliate. Dopo un incoraggiante ritorno in C1, nel 2011 i gravi problemi economici decretarono il nuovo addio al calcio professionistico del Cosenza. Il resto è storia recente con la costituzione della Nuova Cosenza Calcio affidata al presidente Eugenio Guarascio che oggi lotta per l’approdo in Lega Pro-Prima Divisione. Domani si va verso il sold out al San Vito e saranno cento candeline per il Cosenza, un secolo di gioie e dolori, di speranze e delusioni, di esaltazione e sconforto che ha avuto un unico ed indelebile filo conduttore per i suoi tifosi: l’amore senza se e senza ma per i colori rossoblu.
Davide Scaglione
Immagine tratta da Nuova Cosenza Calcio.it