Cultura e Spettacolo

Familie Flöz: la magia delle maschere al Teatro Bellini

NAPOLI, 24 GENNAIO 2013 - Al Teatro Bellini farà tappa lo spettacolo Infinita dal 13 al 17 febbraio 2013. Lo spettacolo che esprime contemporaneamente il senso della vita e della morte, rappresentate, scenicamente, con lo strumento drammaturgico più antico al mondo: la maschera.[MORE]

Familie Flöz è un gruppo di attori e performer tedeschi che formato nel 1994 ad Essen, nella Renania settentrionale. L'idea nasce da Hajo Schüler e Markus Michalowski, con l'intento di portare in scena spettacoli sperimentali, in cui le maschere ed il mimo corporeo rappresentassero il nucleo visivo e drammaturgico. Insieme ad un gruppo di studenti di mimo e recitazione della Folkwang-Hochschule inziano a costruire situazioni sceniche poi tradotte in veri e propri spettacoli teatrali, sotto la guida del regista Michael Vogel.

Infinita debuttò nel 2006 a Berlino ed ora, dopo sette anni, va in scena al Teatro Bellini. Lo spettacolo ha come tema la vita. Per essere precisi i primissimi istanti di vita e gli ultimi momenti che restano prima di morire.

«Questo è un pezzo teatrale riempito di maschere magiche, sublime teatro d’ombra e ammali- ante musica».

É come un collage in cui si alternano i piccoli momenti della vita, tutti espressi con mezzi antilinguistici e "fisici" che scrivono il dramma e la scena. A conferire alla performance lo stato di mistero e magia sono le maschere, tratto distintivo di Familie Flöz che raccontano: «La nostra forza è l’artigianalità. Le maschere in
cartapesta sono la nostra cifra stilistica, ne abbiamo ormai più di centocinquanta e le conserviamo tutte»
.
Le maschere si confondono con il volto umano degli attori e si fanno personaggi.

I componenti del gruppo cambiano continuamente, un aspetto positivo perché gli attori sono anche gli autori delle situazioni drammatiche di cui sono protagonisti che, in tal modo, si modificano di volta in volta, ed il processo creativo diventa incessante.

Familie Flöz non sottovaluta, ovviamente, la presenza dello spettatore: «Ci sarà un’interazione, una complicità fra le maschere ed un gioco d’ombre in bianco e nero. Lo spettatore si troverà catapultato in un' atmosfera rarefatta, dove le maschere non hanno solo una forma, ma anche un contenuto, un’anima, tanto che si potrebbe giurare che parlino, ridano e piangano».

 

Valentina D'Andrea