Giorgio Faletti scrittore: l'impronta dei suoi libri nel panorama letterario italiano
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La notizia della morte di Giorgio Faletti ha lasciato perplessa molta gente, poiché molte erano le sue attività. Cabarettista, attore, musicista, pittore e scrittore. Faletti era un “artista tutto tondo”, un uomo con tanta voglia di dire e donare tutto ciò che la sua creatività suggeriva.
Oggi parleremo del Faletti-scrittore che molto ha confuso i critici e colleghi. Perché dico questo? Perché il mondo della scrittura è forse il più interessante e il più complesso che ci sia. Affermarsi come scrittore, soprattutto con un contesto di televisione alle spalle, è difficile. Pochi ti prendono sul serio.
Invece Giorgio Faletti ha subito conquistato lettori e critici che, già con la sola uscita di Io uccido l’hanno innalzato a uno dei migliori scrittori del thriller italiani. All’epoca forse il migliore. Ancora Carrisi doveva fare il suo ingresso in pompa magna con Il suggeritore, con il seguito di applausi e complimenti di Follet e Connelly. [MORE]
Su questo punto molti sono discordi. Non ci perdiamo in analisi critiche, ma ricordiamo chi, nella sua vita ha saputo scrivere ottimi libri e che molto avrebbe potuto ancora donare al panorama editoriale italiano.
Esordio di Faletti è il thriller ambientato a Monaco Io uccido. Subito osannato dalla critica schizza in cima alle classifiche con più di quattro milioni di copie vendute. Il cantante di Signor tenente stupisce i suoi fan, già sicuri della suo essere “multitasking” , ma soprattutto i lettori italiani, appassionati di thriller riconoscono nell’autore una grande maestria.
Al grande esordio segue un noir un po’ holliwoodiano Niente di vero tranne gli occhi e il romanzo Fuori da un evidente destino. In questo periodo riceve le lodi del grande scrittore statunitense Jeffery Deaver (per chi non lo conoscesse suggerisco un solo titolo per comprenderne l’autorità: Il collezionista di ossa).
Dopo è la volta di una raccolta di racconti Pochi inutili nascondigli per poi ritornare al romanzo con un’altra grande uscita Io sono Dio, giallo che riprende il tema della guerra in Vietnam. Questo ulteriore lavoro riscuote un successo incredibile e critiche superficiali (il titolo: chi lo comprende veramente? Chi leggerà il libro).
Seguono il primo romanzo ambientato in Italia Appunti di un venditore di donne, Tre atti e due tempi, sul mondo del calcio e l’ultimo lavoro Da quando a ora, autobiografia accompagnata da due suoi cd inediti.
Versatilità nei temi, immediatezza nelle immagini e una penna “sporca” sono gli elementi che contraddistinguono il lavoro letterario di Faletti. Un’immediatezza nata dalla sua capacità di focalizzare la scena, uno stile volutamente poco “pulito”, che rispecchia le inquietudini dei personaggi e anche la passione dello scrittore per il fumetto, quasi come volesse cristallizzare delle immagini dallo “slang italiano”.
D’altronde la schiettezza era il suo forte. Portare a Sanremo una canzone che dice “Minchia signor tenente” ed iniziare un romanzo con la frase “Io mi chiamo Bravo e non ho il cazzo” è proprio da chi non teme la reazione, ma vuole suscitare sgomento. Uno sgomento iniziale che porta l’ascoltatore/lettore a proseguire nella sua analisi, e spesso denuncia e comprenderne la non volgarità dell’espressione.
Quindi perché leggere Faletti? Perché nessuna pagina di wikipedia può descrivervi davvero la sua bravura, nessun giornalista può suscitarvi emozioni come i suoi lavori. Per comprendere che non stiamo assistendo al finto riconoscimento di un talento perché ora non è in vita.
(foto falmax85.wordpress.com)
Valeria Nisticò