Fabrizio Barca e le proteste. Un equivoco?
Politica Sardegna

Fabrizio Barca e le proteste. Un equivoco?

venerdì 16 novembre, 2012

IGLESIAS, 16 NOVEMBRE 2012 - Il ministro della Coesione Territoriale, Fabrizio Barca, anch'egli presente martedì a Carbonia, in un'intervista rilasciata ieri al quotidiano “La Stampa”, ha dichiarato che le proteste del Sulcis sarebbero accomunate a quelle verificatesi in tutto lo stivale in giorno successivo da una causa profonda: l'assenza dei partiti.

Letteralmente «l'assenza dei partiti e dei corpi intermedi si esprime anche così, nell'anarchismo di protesta. E sparita l'abitudine a rivolgersi alle sedi dei sindacati, alle sezioni di partito o alle parrocchie per sfogarsi, per parlare. E un'urgenza che investe i partiti. E non riguarda solo questo governo: investirà anche il prossimo».

Almeno per quelle che riguarda il Sulcis, chi scrive crede che il ministro abbia frainteso. Davvero. Coloro che hanno protestato a Carbonia, costringendo lui e i due colleghi a lasciare il posto in elicottero, non protestavano per l'assenza ma per la presenza dei partiti.[MORE]

Nel Sulcis, come forse in buona parte dello stivale, regna un'idiosincrasia dei cittadini verso la politica tout court e, di conseguenza, verso le sue realizzazioni più immediate: i partiti. Ne siano una dimostrazione le contestazioni alla cieca contro i candidati alle primarie del PD Matteo Renzi e Nichi Vendola. Su questo Manolo Mureddu, Rsu Cisl degli appalti Alcoa, ha affermato che non si trattava di «una contestazione alla persona […] ma alla politica e al fatto che noi non abbiamo certezze sul futuro e non sappiamo se i nostri figli nei prossimi mesi potranno mangiare» e, in sintesi, di avercela con «la politica tutta che ci ha lasciati in ginocchio».

Si pensi, ancora, al successo dell'Assemblea del Popolo sardo a Cagliari.
A questi fatti locali si aggiunga il successo del Movimento cinque stelle in tutta Italia e, in misura maggiore, in Sicilia.

Secondo la vox populi, che riportiamo ma non accogliamo perché digiuni di prove, in periodi di vacche grasse le figure più eminenti dei partiti locali erano in grado di fornire un sostegno materiale ai loro sodali. Ma da quando quel tempo è finito, sono solo diventate bersagli per maledizioni o, per usare un termine di queste parti, “frastimi”.

Il punto è che la rete clientelare di un tempo, per vari motivi, ha perso molte maglie. Troppe per poter continuare il gioco di prima.
È vero: sarebbe il caso che coloro i quali avessero munto la scellerata mammella e tratto un utile a spese altrui facessero autocritica. Ma forse è chiedere troppo. Del resto, si parla di una vox populi.

Ma tant'è: se un senso si vuole dare alle proteste di martedì è esattamente opposto a quello che ha compreso Barca, al quale va comunque dato atto di aver colto un altro punto, ovvero l'autarchia delle figure politiche locali, affermando che «pesa anche qui [nel Sulcis] l'assenza cronica dei partiti. Questi amministratori alle prese con problemi tragici sono soli, sono monadi abbandonate. Questa solitudine si toccava con mano al tavolo del negoziato: tutti si guardavano negli occhi e pensavano "possiamo fidarci ?"».

Se esista o meno una connessione tra questo elemento e quello di cui ci informa la storia orale, lo si lascia volentieri al giudizio del lettore.

(Nella foto: Fabrizio Barca)

Marco Secci

 


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