Cronaca
Expo, il questore rilancia allarme 'ndrangheta e assicura: "In arrivo più agenti"
MILANO, 30 DICEMBRE 2014 - «A Milano per le forze dell'ordine possiamo dire che il pericolo numero uno è la 'ndrangheta». Lo ha affermato il questore di Milano Luigi Savina nel corso del consueto report di fine anno sul'andamento della criminalità, ricordando gli interventi compiuti e le oltre cinquanta interdittive antimafia emesse nei confronti di aziende ritenute vicine al crimine organizzato.
Qualche anno fa l'ex prefetto Gian Valerio Lombardi dichiarava che «qui a Milano la mafia non esiste», ma alla luce dei fatti che si sono verificati in relazione ai lavori di Expo 2015 quella dichiarazione sembra ormai una barzelletta. Per questo la parola d’ordine per il prossimo anno sarà «prevenzione, prevenzione, prevenzione», ha dichiarato Savina.
Il questore si è poi detto preoccupato per i reati di strada che potrebbero essere favoriti dal grande afflusso di persone che si riverserà a Milano in occasione di Expo: «Secondo le previsioni ci aspettiamo flussi di circa 150mila persone in più durante la settimana, con picchi anche di 200mila nel week end. In una situazione del genere si crea inevitabile affollamento che costituisce una grande attrattiva per i reati comuni di strada, come i borseggi». Il capo della polizia assicura che «come forze dell’ordine ci stiamo coordinando già da tempo sulla prevenzione e il comparto della sicurezza riceverà da un mese prima a un mese dopo la manifestazione alcune migliaia di uomini in più».[MORE]
Il questore ha poi ricordato il recente Vertice Asem, che ha visto la presenza di 54 capi di stato a Milano e si è svolto in totale sicurezza, e ha parlato dell’aumento dei furti con strappo (16,7%), dei borseggi (2,8%) e dei reati informatici.
Savina ha poi parlato dei recenti scontri avvenuti con centri sociali, anarchici e comitati contro gli sfratti, spiegando che «nonostante le tensioni non ci sono stati più sgomberi di quelli che vengono fatti mediamente ogni anno e che in genere si attestano sui 500 interventi. Comunque sia è evidente che il problema della casa non può diventare un problema di ordine pubblico, non è così in nessun Paese del mondo e a maggior ragione ci auguriamo che non accada in Italia».
Paolo Massari