Politica
Expo 2015, modello di controllo sulle infiltrazioni mafiose: 23 aziende escluse
MILANO, 27 NOVEMBRE 2013 - «Fino a oggi sono stati emessi 23 provvedimenti d’interdizione a società interessate alle opere dell’Expo e ad altre 7 è stata negata l’iscrizione alla white list della prefettura». Ad affermarlo ieri – nel corso di un suo intervento ad un convegno in Bocconi per la Giornata della virtù civile organizzato dall’associazione Giorgio Ambrosoli - capo della polizia Alessandro Pansa.
In questo modo, il capo della polizia ha voluto evidenziare come Expo costituisca un modello di controllo sulle infiltrazioni mafiose nel tessuto produttivo. Infatti, fin dal 2009 si è agito in tal senso, crando un meccanismo ad hoc attraverso la costituzione di una white list per le imprese. Allo stesso tempo, ha lanciato un monito sui pericoli connessi all'evento, che «continua a fare gola alla criminalità organizzata. L’esperienza consolidata in decenni di contrasto ai sodalizi criminali ci ha insegnato che in casi del genere è indispensabile anticipare più possibile la soglia della prevenzione». [MORE]
Per Pansa: «E evidente che la realizzazione d'importanti opere strutturali in una delle zone più ricche e sviluppate d'Europa non suscita soltanto l'interesse degli imprenditori onesti ma fa gola anche alle organizzazioni criminali, che da tempo sono impegnate nel tentativo di infiltrarsi nel meccanismo di assegnazione degli appalti».
In pratica, secondo il capo della Polizia: «La carenza di ossigeno del mondo imprenditoriale è stata percepita come un occasione da non perdere da parte di organizzazioni criminali che negli ultimi anni, grazie all'ingente disponibilità di capitali di provenienza illecita e attraverso l'impiego di metodi e pressioni sempre piu' efficaci hanno assunto un ruolo di primo piano nell economia reale. In molti casi è ormai difficile tracciare una linea di demarcazione tra capitali leciti e illeciti, tra operatori onesti e disonesti, tra imprenditori e criminali. Questi ultimi, muovendosi con accuratezza nell'alveo di un apparente legalità si caratterizzano per iniziative e investimenti sempre più cospicui e diversificati, allocando la ricchezza nelle aree che offrono maggiori guadagni e condizioni più vantaggiose».
Infine, Pansa ha concluso: «Alla crisi dell economia si affianca anche la crisi della legalità, che nelle forme più blande si traduce in un mancato rispetto delle regole di convivenza civile, e in quelli più virulente sfocia nella commissione di gravi delitti. Per porre le basi della ripresa tanto auspicata e' necessario recuperare la cultura della legalità, e questo vale non solo per le regioni meridionali ma anche per le regioni del Centro-Nord».
(Fonte: La Repubblica)
Rosy Merola