Europee, primi exit poll in Olanda: premiati ancora i socialdemocratici, la destra non sfonda
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Europee, primi exit poll in Olanda: premiati ancora i socialdemocratici, la destra non sfonda

venerdì 24 maggio, 2019

L’AIA, 24 MAGGIO – Socialdemocratici primo partito, conservatori e liberali alle spalle, sinistra verde e populisti di destra appaiati in terza posizione: sono questi i risultati che arrivano dal voto europeo nei Paesi Bassi, secondo i primi exit poll pubblicati dalle agenzie analitiche locali in nottata.

Nel dettaglio, il PvdA del candidato dell’S&D alla Commissione UE Frans Timmermans sembrerebbe affermarsi come primo partito del Paese con il 18,1% – che attualmente garantirebbe al csx olandese 5 dei 26 seggi che spettano ai Paesi Bassi, ovvero uno in più rispetto al risultato elettorale del 2014. Staccato di 3 punti percentuali il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia con Hans van Baalen, affiliato ai liberali europei dell’ALDE di Verhofstadt, forte così di potenziali 4 seggi, anche in questo caso uno in più rispetto alla scorsa legislatura (si tratta anche del partito che esprime ed appoggia il governo nazionale di Mark Rutte); si attesta al 12,3%, invece, il CDA (Appello Cristiano Democratico), ovvero il cdx locale, che pertanto a sua volta otterrebbe 4 seggi (in questo caso in calo di uno rispetto al 2014). Seguono Sinistra Verde e Forum della democrazia, rispettivamente collocati a Bruxelles tra le forze della sinistra ambientalista (nella famiglia dei Verdi Europei - Alleanza Libera Europea) e nella destra euroscettica (Conservatori e riformisti), ma appaiati nel risultato (il che si tradurrebbe in tre seggi a testa nell’Emiciclo). Per i primi, forti della leadership del candidato Commissario Bas Eickhout (braccio destro di Ska Keller nella Federazione dei Verdi Europei), si tratta dell’esordio in una tornata elettorale europea in Olanda; per i secondi, invece, resi famosi dall’ascesa mediatica del loro segretario Thierry Baudet, il risultato non risponde alle aspettative della vigilia, guadagnando soltanto un seggio in più rispetto al 2014 e senza l’exploit preventivato. La batosta più grave è però quella subita da Geert Wilders (alleato di Salvini nella “internazionale nazionalista” lanciata a Milano dal leader della Lega), che con il 4,1% otterrebbe soltanto un seggio, a fronte dei 4 uscenti. Stabili, infine, i Democraten 66 (altro partito di centro affiliato all’ALDE), proiettati sul 6,3% ovvero su 2 seggi europarlamentari.

Nel Regno Unito, invece, non sono stati ancora pubblicati exit poll ufficiali, ma il voto potrebbe trasformarsi in una condanna per l’operato politico dei Tories ed in particolare dell’attuale premier Theresa May, mai in grado di gestire con fermezza e decisione le trattative per la Brexit. Le lungaggini per il divorzio dall’UE, ancora oggetto della volontà popolare (ancorché sulla base di una risicatissima maggioranza), aggravate dalla crisi economica di industrie britanniche e dal tradizionale astensionismo locale alle elezioni europee, starebbero proiettando i Conservatori verso un tracollo elettorale. A beneficiarne sarebbe soprattutto il Brexit Party, il partito nazionalista ed euroscettico guidato da Nigel Farage, dato dai sondaggisti in crescita fino al 30% dei consensi (a fronte del 27,5% ottenuto dal vecchio Ukip nel 2014). Gli stessi sondaggi prevedono poi un leggero miglioramento anche dei Laburisti di Corbyn (intorno al 25%) nonché una buona performance dei Lib-Dem, nuovo partito di centro che si è smarcato dai Tories per assumere un’impronta maggiormente europeista e che potrebbe superare il 6% delle preferenze.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: www.euroefe.euractiv.es


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