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"Essential Killing", l'animale Gallo negli USA
NAPOLI, 4 APRILE - In Italia è già arrivato, ma ha attraccato solo nella laguna del Festival di Venezia. “Essential Killing” del polacco Jerzy Skolimoswki è ancora in cerca di una casa di distribuzione nel Belpaese, ma intanto (1 aprile) arriva negli Stati Uniti, peraltro dopo aver dominato la XIII edizione delle Aquile, principale kermesse cinematografica in Polonia: migliori film, regista, musica e montaggio. [MORE]
Durante una missione segreta nel deserto afghano, un talebano acquattato tra le gole cerca una via di fuga facendo fuoco sui militari. Catturato e rinchiuso in un carcere militare, viene sottoposto ad un interrogatorio-tortura, senza peraltro poter rispondere per una temporanea sordità. Sfruttando l’incidente del convoglio che lo trasporta, fugge verso la libertà, in un luogo indefinito che si presenta, inospitale, come una foresta coperta di neve. Inizia una caccia all’uomo nella natura selvaggia.
“L’esistenza dei cosiddetti luoghi neri della CIA nell’Europa Centrale è innegabile, ma l’argomento politico è solo la cornice del film”, ha sottolineato Skolimowski nelle note di regia al film. Difatti è immediato osservare come il minimalismo dei dialoghi azzerati, i luoghi “bianchi” accecantemente onnipervasivi piuttosto che la denuncia di quelli “neri”, la concentrazione assoluta del dramma sul filone del survival movie senza divagazioni politiche, facciano slittare il prologo militare su di un versante quasi antropologico, raccontando i meccanismi di sopravvivenza di un uomo lontano dalla patria, in una regressione primordiale che acuisce i sensi alla ricerca di una bestialità salvifica. Braccato nella natura gelida e brada, il protagonista diventa preda estenuata che fiuta la via di scampo più in forza di un istinto di conservazione che per un gioco d’astuzia. Il suo retaggio culturale è relegato a flashback confusi e abbacinati con la didascalia dei versi del Corano, mentre la sua parabola avventurosa è tutta in un presente dai ritmi dilatati e dalla sensorialità affilata.
Vincent Gallo (coppa Volpi a Venezia) si presta egregiamente all’involuzione animalesca, riaccendendo con tempestività un lampo di umanità nell’incontro fugace ed intenso con Emmanuelle Seigner, la sordomuta che lo trova moribondo e lo accudisce senza fare domande, con empatia epidermica ed umanissima.
Quella di Skolimoswki è una parabola asciutta, senza rigidità simboliche, ma con la ficcante universalità di un’esperienza lineare e carnale, priva di intellettualismi ed incrudita da una monotonia fotografica e da un pugno di soggettive che costruiscono una visività magnetica. Lo spettatore è suo malgrado trascinato nell’essenzialità della lotta per la sopravvivenza, senza potersi sottrarre alla malia ipnotica di una regia di non facile digeribilità, con campi lunghi e tempi decelerati, ma che gestisce con oculata tempestività gli scatti adrenalinici. Peccato che il film si sia fermato nel pantano della gloriosa Venezia, dove il regista polacco si è guadagnato il premio speciale della giuria, senza poter essere diffuso nell’inospitale circuito distributivo italiano.
ANTONIO MAIORINO