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Esclusa la destrezza in caso di ritrovamento di merce nascosta nelle tasche e nei calzini.
REGGIO CALABRIA, 17 OTTOBRE - Secondo la Corte di Cassazione, sez. V Penale, sentenza n. 40262/2016, depositata il 27 settembre, va esclusa l’ipotesi della destrezza in caso di ritrovamento di merce occultata nelle tasche e nei calzini. [MORE]
Il caso. Nel 2009 uno straniero veniva fermato all’uscita delle casse di un supermercato da alcune “guardie giurate” che, dopo un rapido controllo, rinvenivano “generi alimentari e prodotti per l’igiene” nascosti “nelle tasche e nei calzini”.
Tanto in primo che in secondo grado l’uomo veniva condannato per tentato furto.
Così, l’uomo decideva di proporre ricorso per cassazione al fine di ottenere perlomeno una riduzione della pena contestando l’aggravante della destrezza.
Il legale dell’imputato sosteneva che non si poteva parlare di “particolare abilità del ladro” che si era limitato ad “occultare la merce sulla propria persona”, soprattutto, considerando che “il gesto” di nascondere i prodotti che intendeva portar via era stato fatto “in maniera goffa”, tanto da attirare “l’attenzione delle guardie giurate”.
Tale obiezione veniva ritenuta plausibile dagli Ermellini. Infatti, per ipotizzare «l’aggravante della destrezza» non era sufficiente una mera “condotta diretta alla sottrazione” della merce. Nel caso esaminato, il ladro era stato «fermato alle casse del supermercato» con “generi alimentari e prodotti per l’igiene occultati nelle tasche e nei calzini”. Conseguentemente, per i Giudici di legittimità, non sembrava essere emersa “una speciale abilità” nella “sottrazione della merce” o nel “distogliere gli addetti alla sorveglianza” dai loro compiti. Piuttosto, “l’occultamento” dei prodotti “sulla propria persona” era valutabile come «il minimum di attività richiesta per la realizzazione della condotta furtiva», anche tenendo presenti le caratteristiche della struttura commerciale, dotata di “sistema antitaccheggio, videosorveglianza e vigilanza privata”.
Alla luce di quanto sopra, la Suprema Corte rinviava nuovamente la vicenda alla Corte d’Appello competente per la rivalutazione della stessa e la rideterminazione della pena.
Avvocato Anna Maria Cupolillo Staff Giuridico Avvocato Express