Erika a Omar: lascia stare la mia famiglia
Cronaca Lazio Roma

Erika a Omar: lascia stare la mia famiglia

domenica 4 dicembre, 2011

MILANO, 4 DICEMBRE 2011 - Non tutte le storie arrivano ad un lieto fine. E anche se un finale è stato dichiarato parecchi anni fa, Erika De Nardo lascerà il carcere lunedì. La ragazza di Novi Ligure oggi 27enne, il 21 febbraio 2001 insieme all'allora fidanzatino, Omar Favaro, uccise a coltellate la madre e il fratellino. Lascerà ora la comunità Exodus nel Bresciano dove si trova da alcuni mesi e tornerà alla libertà e ad una vita "normale".[MORE]

Condannata a 16 anni per duplice omicidio volontario aggravato, Erika ha scontato la pena prima nel carcere minorile Beccaria di Milano e poi in quello di Verziano, alle porte di Brescia. E proprio alla vigilia del suo ritorno in libertà Erika sente il bisogno di scrivere ad Omar, il suo ex fidanzatino, già libero dal 3 marzo 2010 dopo aver scontato 14 anni, e protagonista negli ultimi mesi in tv e sui giornali.
Omar sulle tombe della mamma, Susy Cassini e del fratellino Gianluca sono per lei foto inaccettabili.

Così Erika prende carta e penna e scrive ad Omar una lettera pubblicata in esclusiva su QN Quotidiano Nazionale. «Si vede chiaramente quanto sei viscido e senza dignità. Usare mai madre e mio fratello -scrive Erika- per farti popolarità. Per farti dei soldi ti sei fatto fotografare al cimitero da loro, ma non ti vergogni, hai reso un sacco di dichiarazioni false, ma non mi stupisce da un vile come te, ma recarti al cimitero -insiste Erika- e farti fotografare è una cosa da indegno quale tu sei» «Ti chiedo per l'ultima volta di smetterla di speculare sulla mia famiglia, di certo così non trovi lavoro, sempre che tu non voglia fare il Grande Fratello. Adesso basta - conclude Erika De Nardo nella sua lettera- spero che tu abbia capito che devi vivere senza continuare a legarti alla mia famiglia ma come Omar Favaro. È ora che tu spenga i riflettori su di noi». E forse adesso che torna in libertà, è ora che tutti spengano i riflettori su questa triste vicenda.

Caterina Gatti


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