Erdogan a Roma: scontri al sit-it di protesta a Castel Sant'Angelo

Claudia Cavaliere
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ROMA, 5 FEBBRAIO 2018 - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan è a Roma da meno di ventiquattro ore e la città è in disordine. La visita del presidente turco ha generato non poche proteste: tremilacinquecento agenti sono stati chiamati per garantire la sicurezza di cittadini e turisti. Sono stati previsti aree off limits, bonifiche a tappeto, reparti speciali in campo.

Il sit-in di protesta organizzato a Castel Sant'Angelo contro la visita di Erdogan a Roma è stato promosso dalla Rete Kurdistan. La protesta, aveva comunicato la stessa Rete Kurdistan romana sul proprio account ufficiale di Facebook, nasce con l’obiettivo di "dire con forza #ErdoganNotWelcome, Roma non ti vuole, Roma rifiuta il silenzio complice del governo sui bombardamenti ad Afrin". Il presidio è al di fuori della 'green zone' dove è stato vietato di manifestare per motivi di sicurezza.

Tuttavia, al sit-in di protesta organizzato a Castel Sant’Angelo si sono verificati scontri tra manifestanti e forze dell’ordine. Al termine della manifestazione un gruppo di partecipanti, dietro allo striscione 'Erdogan boia', ha provato a proseguire nelle proteste con un corteo non autorizzato verso San Pietro. La polizia, in tenuta antisommossa, li ha caricati e un manifestante è rimasto ferito, riverso a terra e con il volto insaguinato. I partecipanti hanno levato la voce urlando cori che recitavano "vergogna, vergogna" e hanno chiesto di poter far ripartire il corteo. Due persone sono state fermate. Al vaglio degli investigatori anche le immagini riprese dalla polizia scientifica per identificare i partecipanti ai disordini. I manifestanti intanto sono rimasti nei giardini di Castel Sant'Angelo circondati dalle forze dell'ordine. A partecipare al sit in al momento esponenti dei Movimenti e della comunità curda.


"Non andremo via finché non rilascerete il nostro compagno che avete fermato". A urlarlo i manifestanti verso le forze dell'ordine dopo gli scontri ai giardini di Castel Sant'Angelo. "Ecco la vostra democrazia - urla una donna curda - noi siamo qui a difendere le nostre madri e i nostri figli. Oggi avete perso voi e anche il Papa. Il popolo curdo è qui a chiedere la pace. Avete perso l'umanità".

Anche giornalisti e giudici sono scesi in campo: l'Associazione nazionale magistrati e la Federazione della stampa hanno inviato una lettera a Mattarella perché "venga posta attenzione alla questione dei diritti umani violati" in Turchia. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, chiede all'Italia di avere "la schiena dritta di fronte a chi rappresenta un regime sanguinario e spietato e critica l'annunciata mancanza della rituale conferenza stampa. Matteo Salvini ritiene che "ospitare l'estremista turco Erdogan sia un vergognoso atto di sottomissione e sottolinea che con la Lega al governo la Turchia non entrerà mai in Europa". Sull'ingresso di Ankara nell'Unione, Erdogan era già intervenuto parlando con i giornalisti de La Stampa, sostenendo che l'Ue che blocca l'accesso al negoziato e che invece la Turchia desidera la "piena adesione".

Nel corso della visita in Vaticano, Papa Francesco ha donato al presidente turco un medaglione raffigurante un angelo e ha spiegato: «Questo è un angelo della pace che strangola il demone della guerra». Sul tavolo dell’incontro con il papa, la questione di Gerusalemme, dopo che gli Usa hanno spostato l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, riconoscendo in questo modo Gerusalemme capitale d’Israele. Nel corso del colloquio, ha riferito la sala stampa vaticana, «sono state evocate le relazioni bilaterali tra la Santa Sede e la Turchia e si è parlato della situazione del Paese, della condizione della Comunità cattolica, dell’impegno di accoglienza dei numerosi profughi e delle sfide ad esso collegate». Poi Erdogan ha visitato la basilica vaticana insieme con la moglie.

Fonte immagine Corriere Roma

Claudia Cavaliere

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Scritto da Claudia Cavaliere

Giornalista di InfoOggi

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