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GENOVA, 26 MARZO 2014 - La crisi incombe sull’interno territorio nazionale. Da Nord a Sud è un unico grido di profonda disperazione, ed a farne le spese di questa diatriba economica in continua oscillazione, sono soprattutto i nuclei familiari.
I più massacrati al tal riguardo sarebbero proprio i cittadini liguri, infatti secondo il Rapporto statistico Liguria 2013 di Unioncamere, gli stessi risultano più poveri del 10% rispetto agli anni precedenti.
Consumi sempre più in calo, spese sempre più sferzanti e bollette in continuo aumento. E cosi le varie famiglie sono cosi costrette ad attingere dai propri risparmi per andare avanti, con una soglia di povertà sempre più vicina.
Il report mostrato quest’oggi presso la Camera di Commercio di Genova è alquanto chiaro: sono quasi sessantacinquemila i nuclei famigliari liguri poveri, circa l’8% dei residenti. Inoltre vi è stata una diminuzione del 2% a livello imprenditoriale, con una riduzione lavorativa di quasi 21.000 posti nel secondo semestre del 2013.
Pippo Rossetti, assessore al bilancio e alla formazione della Regione Liguria, ha così commentato: «È evidente che dobbiamo difendere la nostra industria dallo studio emerge infatti chiaramente un problema di credito alla imprese; a questo si deve aggiungere il capitolo dello sviluppo turistico che spesso non è adeguatamente valorizzato, come una delle azioni in grado di produrre crescita. Problematica è anche la diminuzione della popolazione connessa all’invecchiamento che può determinare pesanti ripercussioni ad esempio sul fondo sanitario nazionale, la cui ripartizione si base in buona parte sul numero di abitanti residenti».[MORE]
Sempre continuando, ha affermato: «Dobbiamo trovare il modo di incentivare lo sviluppo e puntare su un diverso rapporto tra credito e banche e evitare che i giovani vadano via. Mi colpisce particolarmente il dato della diminuzione della scolarizzazione in Liguria dove si registra un calo degli iscritti all’Università e una contrazione dell’attrattività dell’Università genovese che dal -9,5% del 2008 sale al -11,4% del 2012. È chiaro che serve un migliore orientamento per rispondere alla vocazione della famiglia e del ragazzo e un sostegno più forte per contrastare l’abbandono scolastico su cui stiamo lavorando, insieme all’Ufficio scolastico regionale».
(fonte: www.genova24.it)
Rosalba Capasso