Cronaca
Elisabete Petersone e Paolo Arrigo condannati a sedici anni in Appello per la morte di Gabriel
GENOVA 15 OTT. 2011 - L'omicidio avvenne il quattordici Maggio di due anni fa in un appartamento di una tranquilla palazzina sulle colline che sovrastano il centro di Imperia: un bambino lettone Gabriel Petersone di solamente diciassette mesi morì a causa di un'impressionante serie di calci e pugni che gli spappolò fegato e milza causando letali emorragie interne. La violenza esercitata sull'infante fu tale da impressionare persino il dottor Canepa, medico legale incaricato dell'autopsia sul povero corpicino. [MORE]
Non servirono a strappare Gabriel alla morte l'immediato suo trasporto all'ospedale del capoluogo dell'estremo Ponente ligure. Dell'infanticidio furono dopo poche ore accusati la madre del piccolo, Elisabete, che lo aveva avuto da un giovane imperiese che si era rifiutato di riconoscerlo ed il commerciante del capoluogo ponentino Paolo Arrigo, suo nuovo convivente all'epoca dei fatti. Dopo poco tempo, quando la Petersone era ancora ristretta nel carcere di Genova Pontedecimo, i due iniziarono ad accusarsi reciprocamente per la morte del bambino. Nei confronti di entrambi, comunque, si procedette per omicidio preterintenzionale. In primo grado, dopo che entrambi gli imputati ottennero gli arresti domiciliari, dinanzi al giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Imperia, furono infatti ammessi al rito abbreviato, Fabio Favalli continuarono ad accusarsi a vicenda tanto che la donna dell'est dichiarò di aver visto Arrigo sferrare un calcio terribile ai reni di suo figlio Gabriel. Il giudice Favalli condannò entrambi ad undici anni di reclusione riconoscendone la colpevolezza. “
Pena troppo esigua per una colpa così grave”, sentenzio la Procura della Repubblica di Imperia che aveva sostenuto l'accusa e si arrivò dunque all'Appello celebrato a Genova.” Pena troppo esigua per una colpa così grave” ha ribadito, nel dibattimento di fronte alla Corte d'Assise d'Appello, l'Avvocato generale dello Stato Luigi Cavadini Lenuzza che ha chiesto per i due amanti assassini di Imperia sedici anni di reclusione. A sorpresa in Appello, in sede di dichiarazioni spontanee alla Corte, l'imputata lettone ha confessato di essersi inventata tutto quando accusò in Tribunale ad Imperia dell'omicidio Arrigo, asserendo di averlo visto sferrare un calcio a suo figlio Gabriel. Una serie così lunga di maltrattamenti come quelli cui era sistematicamente esposto l'infante, già varie volte visitato in ospedale per sospette riferite cadute in casa, aggravati dall'evento morte meritano una condanna pari a quella prevista per l'omicidio preterintenzionale aggravato dai futili motivi ha pensato, così, la corte che nel pomeriggio di ieri ha condannato Paolo Arrigo ed Elisabete Petersone a sedici anni di carcere ciascuno. Le rispettive difese hanno preannunciato ricorso in Cassazione mentre l'avvocato De Nardo, legale del commerciante imputato, ha dichiarato: ” Questa sentenza è sbagliata perché è noto ed è provato che uno dei due è innocente”.
Sergio Bagnoli