Estero
Elezioni presidenziali in Messico: "candidata indigena"
Elezioni presidenziali del Messico: María de Jesús Patricio Martínez, una candidata indigena, si intromette fra i grandi partiti
CITTÀ DEL MESSICO, 15 NOVEMBRE - A nove mesi dalle elezioni presidenziali messicane del 2018, alle quali non potrà presentarsi l’uscente Enrique Peña Nieto, la candidata María de Jesús Patricio Martínez persevera nella sua corsa alla presidenza. [MORE]
Marichuy, così è affettuosamente chiamata la donna indigena, è nata a Tuxpán – una comunità indigena Nahua nello stato di Jalisco – nel 1963. Per diversi decenni ha svolto la professione di medico tradizionale, secondo le conoscenze della propria popolazione, trovando così appoggio fra la popolazione locale. Nel 1994, con l’ascesa dell’Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZNL), si ritrova fra le fila dei ribelli, essendo eletta a rappresentare la sua comunità.
Sempre al primo posto nel campo della difesa dei diritti degli indigeni e delle donne, nel corso degli anni ha trovato l’appoggio e l’affetto delle popolazioni marginali. Il 28 maggio 2017, durante un congresso del Congreso Nacional Indígena (CNI), l’EZLN ha designato María de Jesús Patricio Martínez come rappresentante indipendente per la corsa alle presidenziali.
La sua candidatura è stata resa effettiva il 15 ottobre, con la presentazione presso l’Instituto Nacional Electoral (INE), rendendo così ufficiale la sua corsa alla presidenza.
Negli ultimi giorni la candidata, la quale ha affermato con risolutezza di rifiutare ogni genere di finanziamento da parte dell’INE, ha intrapreso il suo tour per il Chiapas, una regione ad alta densità indigena e che rappresenta il nucleo principale dell’EZNL. Durante questo suo tour elettorale, in linea con le sue posizioni, ha fatto da cassa di risonanza per le istanze delle donne indigene, le quali tornano a denunciare una cultura sessista che le priva delle terre ereditate o acquisite e al tempo stesso le esclude dalla vita politica.
Mentre alcune associazioni civili denunciano la scorrettezza dell’INE nell’usare un’app per la raccolta di firme anche in quelle aree in cui manca l’energia elettrica, cioè dov’è maggiore la presenza di popolazioni indigene che potrebbero votare per Marichuy, ci si domanda se un candidato così piccolo possa portare avanti questa campagna, specialmente se confrontato alle grosse potenze politiche che da decenni si contendono la presidenza: da un lato lo storico Partido Revolucionario Institucional (PRI), che ha tenuto ininterrottamente il potere dal 1929 al 2000, per poi riprenderlo con le due presidenze di Peña Nieto, dall’altro i due maggiori contendenti, il Partido Acción Nacional (PAN) di centro destra e il Partido de la Revolución Democrática (PRD) come rappresentante della sinistra.
Sicuramente la candidatura di una donna indigena non passa inosservata e può farsi veicolo di istanze fino ad ora inascoltate.
Velia Alvich