Politica
Elezioni, ancora distanza fra i tre poli: maggioranza lontana
ROMA, 9 MARZO – A cinque giorni di distanza dall’election day in cui i cittadini italiani sono stati chiamati alle urne per rinnovare la scelta dei propri rappresentanti in Parlamento, ancora nessun accordo tra le forze politiche si profila all’orizzonte per formare una coalizione di maggioranza che possa sostenere il futuro Governo. [MORE]
In virtù dei risultati dello scrutinio elettorale, che non ha consegnato al Paese una maggioranza assoluta, si moltiplicano in questi giorni gli appelli dei vari leader nel tentativo di calamitare consensi intorno alla propria coalizione.
Anche la posizione della coalizione di destra sembra ora aperta alla ricerca di possibili alleanze. Il candidato Premier in pectore Matteo Salvini, dopo avere negli scorsi giorni allontanato l’ipotesi di scendere a compromessi pur di formare un Governo, ventilando anche la possibilità di tornare al voto, si è invece appellato oggi al Partito Democratico nel corso della prima riunione con i 183 neoeletti del Carroccio al Palazzo delle Stelline di Milano. “Spero che i dem siano a disposizione per dare una via d’uscita al Paese, a prescindere da chi uscirà dalle loro primarie” – ha affermato Salvini, auspicando poi una convergenza sul programma della sua coalizione, soprattutto sul tema lavoro, su cui ha dichiarato di avere “proposte concrete e realizzabili”. In ogni caso, il Segretario leghista ha allontanato l’ipotesi di un Governo tecnico o traghettatore, il quale a suo avviso “rischierebbe di essere al servizio di Bruxelles”: “Governo politico o nuovo voto” è in sostanza il concetto da lui espresso.
Per quanto invece riguarda gli scenari interni alla sua coalizione, Salvini ha affermato di “aver letto molte fantasie sui giornali”, circa la possibilità che i tre partiti conservatori possano formare tre gruppi autonomi in Parlamento, nonostante continui a non esserci convergenza assoluta con Berlusconi su diversi punti. L’ex Cav, del resto, nella lettera inviata ai forzisti neoeletti, ha esortato i suoi a produrre tutti gli sforzi necessari per realizzare le condizioni della formazione di una maggioranza e di un Governo in grado di raccogliere un consenso adeguato, per scongiurare la possibilità di tornare alle urne (che rischierebbe di aumentare il gap percentuale con la Lega), ma ancora una volta senza nominare esplicitamente lo stesso Salvini come candidato Premier della destra.
Nel frattempo, però, sembrano aumentare i punti di contatto tra la Lega ed il M5S. Entrambi i partiti, infatti, nelle ultime ore hanno parlato della necessità di presentare il prima possibile le proposte per il DEF (che del resto istituzionalmente dovrebbe essere approvato entro aprile) ed entrambi hanno manifestato l’intenzione di ridurre i carichi fiscali, chiedendo maggiore flessibilità a Bruxelles. Sulle proposte di revisione dei Trattati, sulle scelte programmatiche in campo economico e monetario e sulla visione complessiva dell’Europa potrebbe esserci una convergenza che taglierebbe sicuramente il Partito Democratico fuori da una eventuale maggioranza o formazione governativa. Inoltre, dubbia sarebbe in quel caso la posizione dello stesso Berlusconi, il quale ha più volte in campagna elettorale inasprito i toni rispondendo alle critiche ed alle provocazioni rivoltegli dalla sponda pentastellata.
Il movimento rappresentato da Luigi Di Maio si è invece oggi occupato della designazione dei due nuovi capigruppo, nell’ambito dell’assemblea dei 339 nuovi eletti tenutasi all’Hotel Parco dei Principi di Roma. Un lungo applauso è stato dalla platea riservato a Giulia Grillo (Camera dei Deputati) e Danilo Toninelli (Senato), che guideranno i Pentastellati in Parlamento per un periodo di tempo limitato (anche se superiore ai tre mesi previsti nella precedente legislatura, probabilmente tra i 18 ed i 24 mesi). Il capo politico Di Maio ha però lasciato intendere di non voler legare il rebus della Presidenza delle Camere allo scontro per la maggioranza di governo, attendendo le possibili mosse degli altri partiti. L’attuale vicepresidente della Camera dei Deputati, infatti, si è detto convinto che il M5S riuscirà alla fine a far parte della futura formazione governativa: “Devono passare da noi, per forza, anche perché con un Governo PD-FI-Lega noi vedremmo aumentare ancora di più il nostro consenso”.
Dal canto suo, il Partito Democratico ha accolto il richiamo alla responsabilità formulato dal Presidente Mattarella, ma non l’appello rivolto ai dem dalla Lega: “I primi ad esser richiamati alla responsabilità devono essere quelli che hanno ricevuto il mandato dagli elettori, vincendo le elezioni. La Lega non si nasconda dietro a pretesti e costruisca le condizioni per un Governo con chi ha i suoi stessi programmi e toni, non con noi” – ha affermato oggi l’attuale capogruppo alla Camera dei Deputati, Ettore Rosato. Il Partito Democratico, peraltro, sembrerebbe ora preso soprattutto dalle tensioni interne alle varie correnti, dopo la sconfitta elettorale e le conseguenti dimissioni annunciate preventivamente dal Segretario Renzi. A tal proposito, lo stesso Rosato ha annunciato che l’ex Sindaco di Firenze non si ricandiderà alle prossime elezioni primarie e che Calenda potrebbe non esser preso in considerazione per la sua sostituzione, essendosi appena iscritto al partito. Piuttosto, sempre oggi è stato il confermato Presidente della Regione Lazio a dichiarare, nel corso di un’intervista a Repubblica, di essere intenzionato a “partecipare alla rigenerazione del partito”, lasciando intendere dunque una sua discesa in campo per la Segreteria dem.
In attesa che vengano rinnovate le cariche dirigenziali in seno al PD, però, sarà necessario ora elaborare una posizione comune sugli scenari nazionali, in vista della prima seduta delle nuove Camere del prossimo 23 marzo, laddove i nuovi Parlamentari saranno chiamati all’elezione dei Presidenti e sarà dunque necessario che si formino i primi schieramenti e le prime alleanze politiche della XVIII legislatura.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: ilfattoquotidiano.it