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ROMA, 27 MAGGIO 2013 - Sono stati due giorni intensi, domenica e lunedì, in cui sette milioni di cittadini hanno potuto e/o dovuto esprimere la loro preferenza per la nomina dei nuovi amministratori in 563 comuni italiani.
Alle ore 15 di quest’oggi vi è stata la chiusura dei seggi elettorali, e da più di due ore è cominciato il lungo lavoro di spoglio, che vede in prima linea gli attenti e scrupolosi scrutinatori coordinati dal proprio presidente. Particolare assai rilevante, punto focale di queste votazioni, è stato l’alto tasso di astensionismo.[MORE]
Già, poiché secondo i primi dati diffusi dal Viminale, si è recato alle urne il 66,98% degli aventi diritto, rispetto al 78,84% delle precedenti, mentre al termine della giornata di ieri ha votato solo il 44,66%, quindici punti in meno rispetto a cinque anni fa, quando votò il 60%.
Il fenomeno si è registrato soprattutto nelle regioni del Nord, rispetto a quelle del Sud, ove tuttavia seppur la partecipazione non è stata ottimale, è risultata comunque equilibrata. Piemonte 49,58%, Lombardia 47,91%, Toscana 42,96% , Emilia Romagna 46,67%, Veneto 48,47%, Campania 51,84%, Marche 43,62 %, Abruzzo 49,78%, Umbria 44,82%, Sardegna 46,81%, Calabria 45,73%, Puglia 50,55%, e infine Lazio 39,59%. Si sono distinte nonostante l’affluenza non abbia superato grandi percentuali, le province di Catanzaro e Barletta. Mentre crollo totale per le città di Pescara ed Avellino.
Ovviamente l’appuntamento più importante di queste elezioni è la nomina del nuovo sindaco capitolino. Dagli ultimi dati, nel capoluogo laziale, hanno votato un romano su due, alle 22 di ieri sera circa il 38,60%, oggi invece si è giunti intorno al 62,68%.
Ricordiamo che per l’incarico di primo cittadino romano concorrono Ignazio Marino che al momento detiene il 40,8%, segue Gianni Alemanno con il 31,2% ed infine Marcello De Vito e Alfio Marchini al 9,4%. Se entro stasera non ci sarà un vincitore, per il mandato di sindaco si andrà al ballottaggio, previsto per domenica 9 giugno, dalle 8 alle 22, e lunedì 10 giugno, dalle ore 7 alle ore 15.
Ciò che emerge in particolar modo da questa travagliata bolgia elettorale, è che un cospicuo quantitativo non indifferente di cittadini ha preferito rimanere a casa. Ci piacerebbe comprendere se a mo’ di menefreghismo a riguardo o sfiducia totale nelle istituzioni?
Eppure il voto è libero, segreto, personale ed eguale, in rif. all’art. 48, comma 2 della Costituzione italiana. Cosa non ha indotto i tanti milioni chiamati alle urne a non recarsi in loco?
In correlazione alle basse percentuali di affluenza, questa mattina il presidente del Senato Piero Grasso ha dichiarato: «Mi dispiace che non ci sia una partecipazione popolare sentita, e non possiamo che prenderne atto. Dobbiamo lavorare molto di più per fare avvicinare sempre di più i cittadini alla politica del rinnovamento, alla politica assolutamente diversa. Quando ci riusciremo ci sarà il 100% dei votanti».
(fonte: www.repubblica.it/ www.iltempo.it foto: www.ilfattoquotidiano.it)
Rosalba Capasso