Eleonora Abbagnato danza Medea di Davide Bombana al Petruzzelli
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BARI 29 AGOSTO 2011 - Sabato 3 settembre alle 20.30 (turno A) al Teatro Petruzzelli Eleonora Abbagnato interpreterà la prima mondiale del balletto “Medea” di Davide Bombana, liberamente tratto dall’omonimo testo di Euripide Lo spettacolo di teatro danza sarà impreziosito dalle musiche di Arvo Pärt e Fausto Romitelli eseguite dall’Orchestra della Fondazione Petruzzelli. Sul podio Giuseppe La Malfa. [MORE]
A curare le scene, i costumi ed il disegno luci Dorin Gal, la realizzazione video Enrico Mazzi, il sound editing Silvio Brambilla, assistente coreografica e Maitre de ballet Paola Belli.
A dar vita allo spettacolo: Eleonora Abbagnato (Medea), Jean-Sébastien Colau (Giasone), Shirley Esseboom (Creusa), Bruno Milo (Creonte) e Percevale Perks (Messaggero), Ingrid Bianco, Sara Barulli e Cosma Linda Lorusso (Figli di Medea).
Danzatori: Giorgia Calenda, Chiara Teodori, Lucia Ermetto, Silvia Aiuvalasit, Maude Hélène Treille, Romina Leone, Angelo Perfido, Filippo Del Sal, Vito Bortone, Alessio Rezza, Giuseppe Schiavone e Giovanni Ciracì.
In replica domenica 4 settembre alle 18.00 (turno C) e lunedì 5 settembre alle 20.30 (turno B).
Infopoint: 080.975.28.40
Medea tutti gli appuntamenti
Giovedì primo settembre alle 12.30, nel foyer del Teatro Petruzzelli, si terrà la conferenza stampa di presentazione di Medea.
Interverranno Eleonora Abbagnato e Davide Bombana.
L’incontro è riservato alla stampa.
Giovedì primo settembre alle 17.30 nel foyer superiore del Teatro Petruzzelli Davide Bombana ed il sovrintendente Giandomenico Vaccari incontreranno il pubblico per svelare i dettagli della realizzazione dello spettacolo.
L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.
Sabato 3 settembre, giorno della prima, come di consueto il sovrintendente Giandomenico Vaccari presenterà una guida all’ascolto dedicata alle musiche dello spettacolo. All’incontro in programma alle 12.15 alla Libreria Feltrinelli di Bari, interverrà anche il coreografo Davide Bombana.
Avvicinandomi a Medea. A cura di Davide Bombana
Mi sono ispirato, dopo aver letto numerose versioni del testo, alla Medea di Euripide. E’ il solo testo in cui Medea, dopo il compimento della sua terribile vendetta su Giasone, alla fine del dramma ascende verso il sole, perdonata, per così dire, dagli dei che la accolgono nella loro luce.
Medea, all’inizio del dramma è una sacerdotessa del Colchíde una regione del Caucaso. Gli abitanti del Colchíde si diceva fossero legati a riti ancestrali, arcaici e considerati una popolazione barbara. Medea, detentrice di arti magiche ereditate dalla madre Ecate (appunto dea della magia e degli incantesimi) era l’unica a poter conquistare il Vello d’Oro. Giasone, esule scacciato dalla sua patria in tenera età, desiderava impossessarsene affascinato da una profezia secondo la quale solo con il vello sarebbe stato in grado di riconquistare il suo regno in Tessaglia.
Vello d’Oro, prezioso cimelio simbolo e garanzia di potere e autorità. Giasone con un gruppo di eroi, gli Argonauti, irrompe dopo un lungo viaggio nel mondo dei Colchidi. Giasone e Medea vedendosi si innamorano o perlomeno lei di lui. L’atteggiamento di Giasone verso Medea si mantiene per tutto il dramma estremamente contraddittorio. Consapevole del fascino che esercita su Medea non fa uso della forza per raggiungere i suoi fini, lascia piuttosto che sia lei ad agire attivamente. Medea gli permette di impossessarsi del Vello ed aiutando Giasone nella fuga, cieca d’amore, ucciderà il fratello facendolo in pezzi che butterà dietro di sé per rallentare l’inseguimento dei Colchidi, capitanati dal suo stesso padre.
Nel balletto, invece di raffigurare due civiltà a confronto (Colchidi e Argonauti) ho preferito rappresentare un mondo femminile (una sorta di antico matriarcato) legato da un profondo senso di comunione e ritualità. Questa potente armonia viene interrotta dall’irruzione del mondo maschile che, con la sua arroganza e senso del dominio la infrange. Qui Medea e Giasone si pongono a confronto, anziché due civiltà sono i due sessi che si trovano a diretto contatto e si sfidano.
Medea, per l’amore che la invade, non riesce a tener testa a Giasone e realizza ogni suo desiderio, anche il più turpe. La capo sacerdotessa, figura di enorme fascino e carisma, è soggiogata dal fascino dello straniero, dall’uomo al quale darà due figli e con il quale sarà disposta ad abbandonare la sua terra, rinnegando il proprio passato e le proprie origini. La scena del viaggio, in cui i due vagano cercando una méta definitiva in cui sistemarsi, sembra essere il consolidamento del loro rapporto. Giasone però anela ad altro. Arrivati a Corinto conosce Creusa, figlia del potente re Creonte e, affascinato dall’aura di sapienza e gloria che avvolge i Corinti, ne vuole far parte.
Da qui un altro tema importantissimo: la differenza di classe. I Corinti, svettanti nella loro superiorità, considerano inizialmente Medea e Giasone con un certa nota di condiscendenza. Da qui l’arrampicata sociale di Giasone che dice di amare Creusa, ma anche in questo caso non si capisce se il suo amore (o quello che lui dice di considerare tale), non sia che un mezzo per arrivare al conseguimento dei suoi fini.
Giasone decide di abbandonare Medea e sposare Creusa. Creonte, al corrente della fama di maga di Medea e avvertendo in lei una forza arcana, la teme e decide di allontanarla al più presto dal suo regno.
Medea chiede di potersi fermare ancora ventiquattro ore prima della sua definitiva partenza, Creonte accetta e qui scatta in lei la furia devastatrice. Medea, usata da Giasone per avere il Vello d’Oro, sradicata dalla sua terra, rinnegati famiglia e origini per amore di lui, si vede ora abbandonata e tradita da Giasone per Creusa, messa al bando da Corinto come una mendicante. In un accesso di furore o forse di lucidissimo calcolo, per vendicarsi su Giasone dapprima uccide Creusa facendola bruciare in un mantello stregato, dono di nozze, per poi uccidere entrambi i suoi figli in un’orribile carneficina.
Medea sacerdotessa, maga, donna innamorata, madre, furia annientatrice. Personaggio attivo e straordinariamente attuale che, oltraggiata nel più profondo dal suo amato, crea attorno a lui il più desolato e spaventoso paesaggio di morte... Giasone perderà Medea, i suoi figli, Creusa, il potere e la sua posizione...
Se si pensa come, ancora oggi, la figura della donna in certi Paesi sia bistrattata e considerata inferiore all'uomo, Medea si erge, pur nel suo atto inconcepibile e cruento, come paladina di tutte le donne oltraggiate e offese nella loro dignità di esseri umani. Alla fine del dramma, Medea verrà accettata nel sole tra gli dei. Il testo di Euripide prende quindi un risvolto dichiaratamente femminista e se si vuole trasgressivo. Ed è questo fattore appunto che mi ha portato a prediligere, su tutte le altre versioni, quella di Euripide, a mio avviso la più moderna ed eversiva di tutte quelle che ho letto.
Il tema della difesa del più debole, del diverso contro il potere schiacciante della società è quello che fa di Medea un testo così attuale.
Cito, a questo proposito, le parole della Sig.ra Silvia Fabbri che sono state per me illuminanti nella stesura della mia drammaturgia: “Euripide fa di Medea la portavoce della radicale critica che egli andava sostenendo in quegli anni contro la cultura dominante ad Atene, a sostegno di tutti quei valori deboli, “diversi”, alternativi che la società ateniese aveva allontanato da sé come pericolosi ed eversivi. Da qui l'attacco contro la falsa “sapienza”, la cultura “sofistica” che andava emergendo in quegli anni, e che imponeva un’immagine mistificata della realtà e premiava solo le argomentazioni e le ragioni della parte più forte, le tradizioni sociali maschiliste che negavano alle donne qualsiasi forma di autonomia intellettuale. Il concetto stesso di giustizia che schiacciava i diritti dei più deboli e i valori umani fondamentali sotto l’apparenza di difendere una superiore idea di libertà ed uguaglianza. Di fronte a questa crisi di valori Euripide denuncia il rischio della negazione di valori strettamente individuali e della piena realizzazione personale”.
Ho scelto per il mio balletto musiche di Arvo Pärt, che saranno suonate dal vivo dall'Orchestra del Petruzzelli di Bari sotto la bacchetta di Giuseppe La Malfa, che mi ha anche gentilmente aiutato nel collage dei diversi pezzi orchestrali. Sono due composizioni relativamente recenti di Pärt, la "Sinfonia n°4" e il "Lamentate", ed un suo capolavoro di alcuni anni fa "Fratres".
Queste musiche, così arcane e rituali creano un’atmosfera quasi sacrale che, a mio avviso, si addice in maniera sorprendente alla vicenda. Le musiche per orchestra, saranno intervallate, nei momenti più misteriosi o di estrema brutalità, da musiche registrate di Fausto Romitelli, compositore italiano di grande talento morto precocemente, che ha composto musiche, per lo più elettroniche, straordinariamente violente e laceranti.
Sono felicissimo di avere come interprete principale Eleonora Abbagnato, straordinaria ballerina dalla incredibile forza sensuale e dal viso così carismatico, quasi ferino. La sua spiccata personalità ben si adegua a interpretare i diversi stati d’animo dell’eroina, dal mistero che l’avvolge, all’amore che la travolge sino al parossismo della sua azione finale. Suo partner Jean-Sébastien Colau, nei ruoli di Creusa e Creonte Shirley Esseboom e Bruno Milo. Le scene, i costumi e le luci di Dorin Gal evocano all’inizio il paesaggio arcano, misterioso del matriarcato (aiutate dai video di Enrico Mazzi), per poi passare all’atmosfera brulla e quasi desertica del viaggio e infine, con l'arrivo a Corinto, accentueranno visivamente la superiorità sociale e schiacciante dei Corinti.
Ho eliminato il ruolo della nutrice, così importante in Euripide, perché volevo presentare il matriarcato iniziale capitanato da Medea ponendola come figura dominante e abolendo l'effetto flashback di Euripide in cui la nutrice, consolando Medea distrutta dal dolore, ne racconta a ritroso la storia. Ho invece aggiunto, o perlomeno variato, un altro personaggio di Euripide, il Nunzio, che nella mia versione diventa il Messaggero di Morte, danzato da Percevale Perks. Si tratta di un’ombra, una presenza arcana che accompagna i caratteri del dramma per tutto il balletto, come se la morte avvolgesse in un ideale abbraccio i due “amanti” e gli altri personaggi della storia.