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Europa League, perde la Lazio, pareggia l'Udinese
ROMA, 30 SETTEMBRE 2011 - Nella settimana dei trionfi italiani in Champions, il giovedì di coppa non riesce a concludere in bellezza il trend positivo avviato in Europa dal Napoli e dalle due milanesi.
Un pareggio e una sconfitta rappresentano uno scarno bottino di punti con cui tornare in patria dopo le insidiose trasferte in Scozia (per i friulani) e in Portogallo (per i laziali).
Cominciamo col male minore: Celtic – Udinese 1-1.[MORE]
Guidolin manda in campo una squadra pericolosamente rinnovata da un massiccio turn-over: i sette cambi rispetto alla formazione titolare producono un evidente stato confusionale nei giocatori dell’Udinese, che così si trovano sotto nel punteggio dopo appena un minuto di gioco.
Ki Sung-Yong segna dal dischetto per un penalty ineccepibile.
La reazione dei friulani è inesistente e fortuna vuole che fra i titolari ci sia ancora Handanovic: il portierone sloveno salva i compagni da un passivo più pesante in numerose occasioni, sia nel primo che nel secondo tempo.
Quanto meno la seconda frazione di gioco vede un Udinese più propositiva, soprattutto dopo l’ingresso di Isla.
Il finale rocambolesco premia la resistenza degli uomini di Guidolin, che pareggiano a tempo quasi scaduto sempre su rigore, trasformato da Abdi (uno dei pochi a salvarsi nella sua squadra).
Tutto sommato il punto conquistato a Glasgow premia oltre i propri meriti la formazione italiana, lasciandola al primo posto del suo girone, tuttavia i rischi corsi per agguantarlo evidenziano una discreta componente di fortuna su cui, per il futuro, sarà meglio non fare troppo affidamento.
Sporting – Lazio: 2-1
Tutt’altro stato d’animo quello dei laziali, usciti “cornuti e mazziati” da Lisbona.
Da buoni italiani cominciamo dall’arbitraggio: il belga Gumienny cerca di rendersi protagonista, purtroppo lo fa offrendo una prova davvero indecente. A parte gli episodi più eclatanti (comunque decisivi), è l’intera gestione della gara che appare alquanto approssimativa e confusionaria.
Reja, espulso per proteste, può recriminare soprattutto per il secondo gol dei portoghesi, arrivato abbondantemente oltre il minuto di recupero concesso nel primo tempo, e per un rigore non fischiato nel finale per una trattenuta su Sculli (da condannare però anche l’esasperata simulazione del giocatore laziale).
Nel primo tempo lo Sporting appare meglio messo in campo e, sospinto dal proprio pubblico, si affaccia spesso dalle parti di Marchetti: il meritato vantaggio giunge al 20’ sugli sviluppi di un calcio di punizione; difesa addormentata e van Wolfswinkel ne approfitta per sfoggiare un’apprezzabile girata di tacco.
La Lazio continua a soffrire soprattutto le accelerazioni di Diego Capel, eppure al 40’ Klose regala ai compagni l’insperato pareggio, rapinando l’area avversaria con un preciso tocco di testa.
Ma è solo un’illusione, che si infrange sul sinistro di Insua, che insacca da 25 metri.
Nella ripresa gli uomini di Reja vanificano anche la superiorità numerica (espulso al 50’ lo stesso Insua per somma di ammonizioni) con poca lucidità sotto porta: incredibile soprattutto la traversa centrata da Konko a pochi passi dalla porta di Rui Patricio.
La Lazio può rincuorarsi con la consapevolezza che nulla è ancora compromesso, grazie al pareggio fra Vaslui e Zurigo nell’altra gara del girone. Ma è una vana consolazione, alla luce di un periodo buio per il club, partito con obiettivi molto più ambiziosi e trovatosi fin da subito invece a fronteggiare una crisi di gioco e risultati.
Maurizio Grimaldi