Estero
Egitto a un passo dalla guerra civile: la Polizia è autorizzata a sparare
IL CAIRO, 15 AGOSTO 2013 - L'Egitto sembra essere ormai ad un passo alla guerra civile. Le manifestazioni pro-Morsi dei giorni scorsi si sono trasformate in un inferno di proiettili, molotov e gas lacrimogeni. Dai tetti dei grattacieli che circondavano le tendopoli allestite dai Fratelli Musulmani e dai sostenitori dell'ex presidente, l'esercito ha sparato sulla folla, causando la morte di almeno 700 persone, secondo il ministero della Sanità egiziano. Oltre 3.000 sarebbero invece rimaste ferite (dato aggiornato alle ore 17.50).
Alle 17.40 di oggi (ora italiana), la Televisione di Stato dell'Egitto ha reso noto che il ministero dell'Interno ha autorizzato la Polizia ed i militari dell'esercito a sparare contro chiunque tenterà di attaccare le forze dell'ordine o i siti strategici.
Mentre continua il conteggio delle vittime, Gli Stati Uniti annunciano che sono state cancellate le esercitazioni militari con l'Egitto. Le operazioni, denominate "Bright Star" rappresentavano la tradizionale cooperazione tra i due Paesi. Barack Obama, dalla Casa Bianca, ha spiegato che tali esercitazioni non potranno continuare dopo quanto è avvenuto. Il presidente ha inoltre aggiunto: «Gli Stati Uniti condannano fermamente la violenza e la violenza contro i civili».
Emma Bonino, il ministro degli Esteri italiano, ha parlato di vera e propria repressione, definendo gli attacchi dei militari «Brutali, inaccettabili e inescusabili». Durante un colloquio telefonico con Catherine Ashton, responsabile della diplomazia dell’Unione Europea, Emma Bonino ha sottolineato che «L’ersercito serve a proteggere dalle minacce esterne, non a sparare contro la popolazione».[MORE]
AGGIORNAMENTO ORE 21.00: Emma Bonino, ha convocato oggi l'ambasciatore egiziano Amr Mostafa. Durante il colloquio, il ministro degli Esteri italiano ha invitato l'Egitto a cessare lo stato d'emergenza, aggiungendo che è necessario un maggiore autocontrollo da parte delle forze dell'ordine. Intanto, Australia, Francia e Gran Bretagna hanno chiesto con urgenza una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
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(Foto da LaStampa.it)
Alessia Malachiti