Fantasticherie del cuore
La cristianità garante di pace sociale.
Qualunque episodio del vangelo può essere letto e recepito in diversi modi e per svariate volte, ma resterà sempre tra le sue sfumature un qualcosa da intercettare di “tutta la ricchezza di verità e di rivelazione in esso contenuta”. È proprio nella non cognizione di questo suo valore infinito che si perde spesso la saggezza umana, ancorata più volte ai quei pensieri attuali completamente sganciati dalla profondità della Parola. La cristianità che soprintende da oltre duemila anni l’agire corretto dell’uomo di riflesso si indebolisce. In un tale contesto il vuoto sociale prende il sopravvento, divenendo lo specchio ufficiale di valori non negoziabili ormai completamente scemati. È incomprensibile come nelle varie articolazioni della nostra società, finanza, politica, imprenditoria, scuola, famiglia, relazionalità, ecc., si sia allentata quell’energia sapienziale messa fin dall’origine a completa disposizione di ogni essere umano.
È forse una debolezza poter semmai rimodulare il proprio ruolo? Rivedere il senso del cammino quotidiano, rendendo il meglio di sé stessi per il benessere comune? Interrogativi che dovrebbero avere risposte agganciate ai valori sapienziali della missione cristiana, ma che trovano resistenza in una visione della vita sempre più condizionata da un potere fine a sé stesso e da una dipendenza sempre di più marcata dalla materialità e dalla ricchezza. Riemerge la voglia di un “vitello d’oro” a cui affidare il destino della propria persona. Una sconfitta di solito non percepibile che rende più difficile la maturazione di quel seme caduto sulla “strada” e tra i “rovi” dell’esistenza umana. Habitat naturale per il predominio del maligno, capace persino di svilire con le prime tribolazioni chiunque accolga la Parola con gioia.
Spesso la seduzione del potere, del proprio ruolo apicale, dei tanti soldi accumulati, della presunzione personale percepita quale sapere assoluto, conquistano l’uomo recidendo ogni legame con il “regno dei cieli”. Questa mancata relazione è oggi più volte recuperata tra gli esempi fiabeschi da esternare in circostanze di sapore familiare o salottiero. Leggo tra i miei appunti di studio: “Quando si cade nella seduzione, non c’è più salvezza, perché tutto viene governato dalla cosa che tiene prigioniero il cuore. In questo caso tutto si fa per avere maggiore ricchezza, potere, padronanza fittizia di sé. Si dimentica Dio, la sua Legge, l’uomo, la misericordia, la pietà”. Non ci troviamo comunque dinnanzi a definizioni da dover nascondere, né da interpretare come ammonimenti troppo catastrofici.
Dipende verso quale direzione si guardi; cosa si voglia dalla vita; Con quale ordine si intenda elencare le priorità del proprio agire; quale attenzione si decida in piena libertà di serbare ai comandamenti. Non basta perciò solo la buona intenzione nell’avvicinarsi alle leggi del Signore. È necessario affidarsi ad un “salto di qualità spirituale” aprendosi alle beatitudini, per passare da buoni osservanti a testimoni solerti dinanzi al prossimo. Un modo sicuro per non dipendere dai propri feticci materiali e mentali e sostenere l’altro nella ricerca di Dio. Se la ricchezza, il potere, la falsa pienezza di sé conquistano il cuore, è la fine di ogni pur sano proponimento. Si diventa a questo punto contribuenti attivi di un vuoto sociale che rallenta la storia e spegne i lumi di una cristianità, senza la quale si rischia perdere il vero garante della pace sociale
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