Editoria: FIEG, nel 2010 torna positivo MOL quotidiani, 118 mln
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- Roma, 13 apr. - Torna ad avere il segno piu' il margine operativo lordo dei quotidiani italiani dopo un 2009 che e' stato un vero e proprio 'annus horribilis' del settore. Il mol aggregato delle imprese editrici dei quotidiani nel 2010 e' stato infatti di 118 milioni di euro, con una incidenza sul fatturato pari al 4 per cento, recuperando cosi' i livelli del 2008.[MORE] Il dato e' contenuto nel rapporto Fieg sullo 'stato di salute' della stampa in Italia nel triennio 2008-2010, presentato oggi dal responsabile dell'Ufficio studi della Fieg, Federico Megna, dopo una breve introduzione-saluto agli intervenuti del presidente della stessa Federazione italiana degli editori giornali, Carlo Malinconico Castriota Scanderberg. Un balzo in avanti non di poco, se si pensa che nel 2009 era stato registrato un calo preoccupante, ovvero il mol era sceso sotto la linea dello zero, risultando negativo per 30,8 milioni di euro. Una caduta davvero senza freni, considerando che l'anno prima il mol era stato di 158,1 milioni, e peraltro gia' allora in notevole calo rispetto al 2007, quando la cifra finale era stata di 261,6 milioni.Sempre sul fronte dei quotidiani, nella relazione si sottolinea inoltre che il ritrovato equilibrio delle condizioni di gestione traspare anche dall'andamento ricavi/costi delle societa' editrici quotate in borsa. Nel 2009 la flessione dei ricavi (-14,3 per cento) non era stata compensata dalla diminuzione dei costi (-8,5 per cento), determinando una forte contrazione del mol (-62,6 per cento) ed una perdita netta di 172,8 milioni di euro. Nel corso del 2010 l'andamento si e' gradualmente rovesciato e, nell'arco dei primi nove mesi dell'anno, grazie alla ripresa dei ricavi (+0,6 per cento) e al piu' accentuato calo dei costi (-4,0 per cento), il mol si e' piu' che raddoppiato (+104,6 per cento) e si sono riaffacciati utili netti per 58,1 milioni di euro. La premessa introduttiva della relazione del responsabile dell'Ufficio studi della Fieg e' che le ricadute della crisi economica sul settore dell'editoria giornalistica nel biennio 2008-2009 sono state pesanti. Infatti, ai contraccolpi della congiuntura di forte connotazione recessiva che non ha risparmiato alcun settore merceologico, "si sono sommati gli effetti di squilibri strutturali da lungo tempo presenti e irrisolti, nonche' quelli derivanti dalle intense trasformazioni tecnologiche che hanno profondamente cambiato il sistema dell'informazione". Nuovi mezzi, nuovi processi di integrazione multimediale, nuove modalita' di fruizione e di condivisione dei contenuti: "tutti fenomeni - dice la Fieg - il cui comune denominatore e' rappresentato dall'impiego esteso delle tecnologie digitali che hanno alterato gli squilibri preesistenti ed imposto modelli di business la cui redditivita', peraltro, appare ancora incerta". E pero', "nonostante le forti criticita', accentuate dall'improvvido depotenziamento delle politiche di sostegno pubblico", le imprese editrici hanno dimostrato nel 2010 e in questo primo scorcio dell'anno in corso una "notevole capacita' di reazione, a riprova della volonta' di restare protagoniste" in un mercato della comunicazione che cambia incessantemente. In un mercato caratterizzato da una domanda strutturalmente debole, le aziende non hanno avuto alternative alla ricerca dell'equilibrio dei conti attraverso il contenimento delle voci di spesa. Cosi', nel 2009 la flessione del fatturato editoriale (-11,9 per cento) era stata determinata dal calo degli introiti pubblicitari (-16,3 per cento) e da quello piu' contenuto dei ricavi da vendita (-6,0 per cento). Su questi ultimi aveva anche influito il pesante arretramento delle vendite di collaterali (-23,0 per cento). Ma a fronte di tale andamento i costi di produzione "erano scesi soltanto del 6,6 per cento, determinando il forte squilibrio dei conti economici" accennato in precedenza. L'azione di contenimento dei costi aveva dato risultanti evidenti soprattutto sul terreno degli oneri relativi all'approvvigionamento di carta (-14,5 per cento) e ai servizi (-9,7 per cento), mentre le spese del personale erano rimaste invece sostanzialmente invariate, "anzi con una leggera tendenza all'aumento (+0,2 per cento), nonostante la riduzione del numero degli addetti (-3,8 per cento)". Lo scorso anno la situazione e' migliorata sul piano degli equilibri gestionali, in quanto la contrazione dei ricavi editoriali si e' notevolmente attenuata (-1,2 per cento), mentre "si sono andate accentuando le politiche di contenimento dei costi (-6,1 per cento) che hanno investito anche le spese del personale (-9,5 per cento)". La riduzione dei costi, in particolare di quello del lavoro, "e' stata una necessita' - dice la Fieg - per imprese ad elevato valore aggiunto come sono quelle editrici di quotidiani". Le possibilita' di crescita del settore dell'editoria in Italia ci sono ma il nodo da sciogliere - denuncia la Fieg nella sua relazione sullo stato di salute del settore nel triennio 2008-2010 presentata oggi - e' quello legato all'ambiente in cui le imprese operano. Un ambiente che dovrebbe trasmettere fiducia e slancio all'azione degli editori, "superando la riluttanza a investire nelle attivita' tradizionali e in quelle nuove". Solo che la realta' e' un'altra, e cioe' "su questo piano si avvertono le carenze di un impianto legislativo che governa il settore del tutto inadeguato a proteggere i contenuti editoriali dal saccheggio che quotidianamente viene perpetrato a danno di chi li produce investendo risorse umane e materiali". Quando invece "la difesa della proprieta' dei contenuti e' un obiettivo prioritario che va perseguito introducendo quelle salvaguardie che l'attuale disciplina sul diritto d'autore non prevede". Una denuncia netta, in cui si sottolinea che per essere parte attiva dei processi di cambiamento in atto, "le aziende editrici devono dunque mantenere elevato il livello della qualita' dei contenuti prodotti e, in pari tempo, articolare la loro produzione in rapporto alla molteplicita' delle piattaforme rese disponibili dall'era digitale". Finora lo hanno fatto da sole - dice la Fieg -, a fronte di uno sforzo richiesto pero' enorme, e dunque le aziende "hanno bisogno di una governance politica che sia in grado di delineare un quadro normativo di riferimento adeguato e di assecondare tale sforzo con interventi selettivi che offrano loro un supporto efficace per procedere verso sistemi di produzione e di distribuzione dell'informazione in linea con le esigenze imposte dalle tecnologie e dai nuovi modelli di consumo che le stesse tecnologie hanno contribuito a creare". La Fieg rileva in chiusura di relazione che i problemi chiave con i quali deve confrontarsi l'editoria giornalistica "sono sostanzialmente legati ad un mercato che non si espande sufficientemente nelle sue due tradizionali componenti - vendite delle copie e di spazi pubblicitari - ed all'esigenza di individuare nuove linee di crescita dei ricavi. E' un percorso difficile che, pero', non ha alternative". L'impatto sui margini operativi della crisi intervenuta nel biennio 2008-2009 e' stato forte, "ma nel 2010 e' stata altrettanto forte la reazione delle aziende editrici che, almeno sul piano dei costi di produzione, hanno portato avanti un'efficace azione di razionalizzazione e di ristrutturazione che si e' tradotta in ritrovati equilibri aziendali e, cio' che e' piu' importante, in margini operativi di segno positivo". Le possibilita' di crescita ci sono, ma un segnale forte deve arrivare appunto dalla governance politica.