Fantasticherie del cuore
Edificare anche oggi il Tempio del Signore!
Ognuno di noi, al di là se credente o non, è stato chiamato per dare il suo contributo alla costruzione della “Casa del Signore” in qualsiasi forma di società. Una investitura universale anche se ognuno, per quel che gli riguarda, rimane libero, nell’adottare questa verità, così come nei modi e nei tempi della sua attuazione. Se oggi i venti di guerra sono sempre più minacciosi; se una migrazione epocale ha inclinato la capacità di accoglienza e fraternità di molte nazioni; se i diritti non si fondano più sul valore ontologico e biologico della natura umana; se la vita stessa non è più un mistero, ma un calcolo del singolo; se la corruzione dilaga, nonostante importanti contromisure e il lavoro indefesso di integerrimi magistrati, significa che necessita rimboccarsi le maniche e dare lustro non solo alle proprie cose, ma soprattutto a quelle del Signore. Questo insegna il profeta! [MORE]
È questo il modo più esplicito per conquistare la benedizione del cielo. Non si tratta di una semplice operazione di diritto privato romano, sancita da un contratto fra due persone e ben definita dalla famosa locuzione latina “do ut des”. Fare le cose del Signore significa vivere in Lui, per Lui e con Lui, usufruendo delle sue grazie in quanto parte della sua natura e non per convenzione giuridica. La società odierna nel suo cammino di sviluppo non deve mai emulare il popolo del Signore fatto tornare dalla Babilonia, in una Gerusalemme sommersa dalle macerie. Il profeta Aggeo, circa cinquecento anni prima di Cristo, a tal fine scriveva: “Avete seminato molto, ma avete raccolto poco; avete mangiato, ma non da togliervi la fame; avete bevuto, ma non fino a inebriarvi; vi siete vestiti, ma non vi siete riscaldati; l’operaio ha avuto il salario, ma per metterlo in un sacchetto forato” (Ag. 1,6).
Il messaggio è chiaro e attuale. Ogni progresso umano, pur eccezionale, se pensato e attuato fuori dalla grazia di Dio, non ha fondamenta solide per allargare e tutelare il perimetro ristretto del vero benessere comune. Un cristiano che si priva della missione affidatagli per la costruzione della casa di Cristo, non fa altro che lavorare su sé stesso e sulle sue cose. Si ripete il “gemito” del profeta dinnanzi alle nuove macerie. “Così dice il Signore degli eserciti: Riflettete bene al vostro comportamento! Salite sul monte, portate legname, ricostruite la mia casa. In essa mi compiacerò e manifesterò la mia gloria” (Ag. 1, 7-6).
I profeti parlano per il loro popolo, per parlare all’uomo fino alla fine dei tempi. La voce di Dio è universale e immodificabile nella sua sapienza infinita. Così il libro profetico di Esdra, come quello di Neemia, ci fanno capire che gli esseri umani vanno sempre accompagnati e guidati nel portare avanti ciò che è centrale nella propria vita per sé e per gli altri. È normale avere momenti di sconforto spirituale; di stanchezza nel lavoro materiale; di scoraggiamento; di ansia; di solitudine. Servono a questo punto persone forti, illuminate che sappiano intervenire appena all’orizzonte spunti la rassegnazione interiore ed esteriore. La ripartenza è così assicurata, ognuno per i suoi talenti e il suo vigore. Chiunque porterà il suo mattone, forse la sabbia o la calce. Darà di sicuro le sue braccia e la sua mente e tutto andrà ad unirsi ad altri contributi confluiti da ogni parte.
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