Ecomafia 2011, rapporto di Legambiente
Cronaca Lazio

Ecomafia 2011, rapporto di Legambiente

martedì 7 giugno, 2011

ROMA, 8 GIUGNO 2011. – Nel corso della XVIII edizione di Ecomafie, Legambiente in collaborazione con il CNEL, ha presentato il consueto rapporto annuale sulla criminalità ambientale, stimando in 30.824 gli illeciti compiuti dalla criminalità organizzata per un fatturato di circa 19,3 miliardi di euro. Secondo l’indagine compiuta da Legambiente, i rifiuti sequestrati dalle forze dell’ordine per traffico illecito nel corso di tutto il 2010, possono quindi stimarsi in almeno due milioni di tonnellate, un quantitativo talmente ingente da poter ricoprire l’intero tratto stradale che va da Milano a Reggio Calabria. [MORE]


Il Rapporto Ecomafia 2011 descrive inoltre la gravità dell’edilizia abusiva che sempre nel corso del 2010 ha prodotto la cementificazione di quasi 540 ettari del suolo italiano, con la costruzione di 26.500 nuovi immobili abusivi, fino alla costituzione di una vera propria “cittadina illegale”.
Secondo il rapporto di Legambiente inoltre, la Regione Campania continua ad occupare il primo posto nella classifica dei reati legati al traffico illecito dei rifiuti, con 3.849 illeciti, pari al 12,5% del totale nazionale, seguono Calabria, Sicilia e Puglia con un costante incremento nelle aree settentrionali del Paese, anche grazie al coinvolgimento dei cosiddetti colletti bianchi e alle infiltrazioni nell’imprenditoria legale.


Il Presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, d’altra parte ha evidenziato la difficoltà di perseguire tali reati fintantoché resteranno nell’ambito dei delitti contravvenzionali e non sarà recepita la direttiva europea sulla tutela penale dell’ambiente, “inserendo finalmente i delitti ambientali nel Codice Penale” .


Il lavoro di Legambiente è stato quindi apprezzato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che con un messaggio inviato al suo Presidente ha voluto così esprimere la sua gratitudine: "Il Rapporto Ecomafia 2011 rappresenta ancora una volta un prezioso strumento per la conoscenza delle più pericolose forme di aggressione nei confronti dei beni paesaggistici e ambientali e la individuazione dei mezzi più incisivi per prevenirle e reprimerle. La vigilanza istituzionale deve essere particolarmente attenta per evitare pericolose forme di collegamento tra criminalità interna e internazionale, distorsioni del mercato e rischi per la salute dei cittadini. Ed è dunque necessario “elaborare un quadro normativo sempre più adeguato rispetto alle attuali sensibilità nel contrasto delle emergenze ambientali “.

 

SAVERIO CARISTO


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