Politica
Escalation in Medio Oriente: la morte del Leader di Hamas accende il timore di un conflitto globale
La guerra infiamma tutto il Medio Oriente. I bombardamenti e gli attacchi continui e soprattutto le morti di leader militari e politici avvenute in modo misterioso rischiano di trasformare una guerra regionale in una mondiale. Teheran, 2 agosto 2024 - La notizia della morte di Ismail Haniyeh, leader di Hamas, ha scosso profondamente il Medio Oriente e sollevato preoccupazioni per una possibile escalation di violenze nella regione. Haniyeh, che si trovava a Teheran per un incontro con alti funzionari iraniani, è deceduto in circostanze ancora poco chiare. Le autorità iraniane hanno annunciato che sarà avviata un'indagine per determinare le cause del decesso, ma le speculazioni sono già numerose e variegate.
Le speculazioni includono la possibilità di un coinvolgimento israeliano, dato il lungo conflitto tra Israele e Hamas. Forse i servizi Israeliani e Occidentali sapevano qualcosa? Non v’è dubbio che Haniyeh figura di spicco del movimento islamista palestinese Hamas, era noto per il suo ruolo di leadership nell'organizzazione e per il suo sostegno alla resistenza contro Israele. La sua presenza a Teheran, capitale dell'Iran come principale sostenitore di Hamas, era vista come un segnale dell'alleanza strategica tra le due entità. L'Iran ha storicamente fornito supporto finanziario e militare a Hamas, contribuendo a consolidare la resistenza palestinese. Appare alquanto strano che la morte improvvisa del leader di Hamas arriva in un momento di crescenti tensioni in Medio Oriente poiché negli ultimi mesi, si sono verificati numerosi scontri tra forze israeliane e milizie palestinesi nella Striscia di Gaza, oltre a un aumento delle attività militari nei territori occupati.
Cosa potrebbe comportare la morte di un leader di spicco ben voluto nel mondo arabo? L'omicidio di una figura di rilievo come Haniyeh potrebbe fungere da catalizzatore per ulteriori conflitti e per l’unione del mondo arabo. Il presidente iraniano Khamenei ha fatto issare le bandiere rosse sulla moschea di Jamarkan a Qom, luogo sacro e simbolo per il gruppo integralista sciita iraniano dichiarando “Vendicheremo Haniyeh” con un attacco diretto e mirato ad Israele. L'Iran ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale in onore di Haniyeh, sottolineando il suo ruolo come "martire della resistenza". Questo evento rafforza ulteriormente l'alleanza tra Iran e Hamas, ponendo una sfida significativa alla comunità internazionale nel gestire le dinamiche di potere nella regione. Siamo veramente sicuri che l’Iran ha realmente chiuso il proprio programma di arricchimento dell’uranio e del plutonio per la fabbricazione di atomiche? L’unione di tutto il mondo islamico in una sorta di guerra santa contro l’occidente è un rischio sempre più probabile, come dimostrato dal recente attacco terroristico avvenuto oggi a Mogadiscio in Somalia ad opera del gruppo terroristico al-Shabaab legato ad al Qaida.
La reazione della comunità internazionale non si è fatta attendere, molti Stati hanno iniziato a chiudere le proprie sedi diplomatiche in Libano e nelle zone a rischio invitando i propri concittadini a lasciare i territori. Le Nazioni Unite per tramite di Gutierres hanno definito i due attacchi come “pericolosa escalation in un momento in cui tutti gli sforzi dovrebbero portare a un cessate il fuoco a Gaza.” Dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea arriva una forte preoccupazione temendo attacchi di rappresaglia, infatti gli stessi hanno esortato entrambe le parti alla calma e alla moderazione, invitando il Presidente Israeliano a concludere la sua operazione speciale e a non aumentare ulteriormente le tensioni. In via precauzionale gli Usa hanno schierato ulteriori forze in Medio Oriente. L’Occidente che non ha saputo moderare il presidente Netanyahu ora ha paura delle possibili catastrofiche conseguenze che renderebbero ancora più difficile qualsiasi prospettiva di pace o di tregua duratura ora con l’emersione di leader islamici più radicali e meno inclini al compromesso. Mettere un freno era necessario e doveroso in nome dell’etica per salvare molte vite innocenti. Infine, in questo clima infuocato opinioni non laiche e irrazionali intrise di una religiosità malata, fanatica e superstiziosa (da entrambe le società teocratiche Islam ed Israele) dominano i dialoghi confusi ed esaltati sui social e sui forum.
Marco Rispoli (Davoli).